L'ascesa di Grillo: precauzioni per l'uso in tre passi
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L'ascesa di Grillo: precauzioni per l'uso in tre passi

Come si tradurrà nel 2013 l'ascesa di Grillo e di M5s? Proviamo a formulare ipotesi sul futuro considerando tre aspetti: politico, comunicativo, personalistico.

L'ascesa di Grillo: precauzioni per l'uso in tre passi
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5 Giugno 2012 - 10.51


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di Maddalena Papacchioli

Per un punto, si dice, Martin perse la cappa. Stessa fine, stando all’ultimo sondaggio settimanale SGW sulle intenzioni di voto degli italiani, tocca al PDL, che scende così al terzo posto con il 16% dei consensi, dopo il Pd, che resta stabile al 24%, e sopratutto dopo il Movimento 5 Stelle, che sale al 17%. Un uno percentuale, quello che segna il sorpasso di Grillo sull’ex partito di governo, che non è un numeretto da poco, in termini statistici. E, considerato il balzo in alto già realizzato dallo stesso M5S nel giro di un mese (dall’ 8% al 17%, appunto), anche la distanza dal Pd, primo sul podio, comincia ad accorciarsi. E tutti gli altri partiti, chi più e chi meno, sono solo dei fanalini di coda.

Ma queste sono previsioni di voto, suscettibili del tempo che passerà da qui alle prossime elezioni governative. E il clima del paese, lo sappiamo bene, varia a velocità settimanale, cosicchè, di sorpasso in sorpasso, sarà solo la volata finale a darci un esito attendibile.

Stiamo al presente: e serviamoci dell’analisi per formulare ipotesi sul futuro del M5S.

Consideriamo tre aspetti: politico, comunicativo, personalistico.

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1) Aspetto politico. Alle ultime elezioni amministrative del mese di maggio, tra i numerosi perdenti, spiccano due vincitori: il PD (che ha saputo tener botta) e, appunto, il Movimento 5 Stelle (novità assoluta) con le importanti conquiste dei comuni di Sarego e Parma. Vittorie numeriche e simboliche. Ora però, è proprio nel confronto con i partiti, con le loro logiche diverse, che si baserà la sfida di tenuta del movimento. Riuscirà, il M5S ad individuarle e sovvertirle, così da mettere in atto e rendere vincente, sul piano pratico, la cosiddetta “antipolitica”? Solo così, il M5S, sarà una forza di opposizione che fa paura: se riuscirà ad entrare nel sistema e scardinarlo da dentro. Il conflitto cioè, che finora si è esibito in piazza, deve diventare una dinamica di confronto interna al sistema, generata dall’intromissione nello stesso di un elemento nuovo che scompagina equilibri e distanze tra le parti, nonché costringe a rivedere pratiche condivise e consolidate di azioni e rapporti politici. Su questo campo si giocherà la partita per verificare se il movimento si lascerà cullare dall’immobilismo dei partiti, o se, piuttosto, questi si lasceranno scuotere dal movimento.

Le prossime elezioni governative, in questo senso, saranno, per il M5S, solo un punto di partenza e non il traguardo. Il quesito da porsi non è se il M5S vincerà o no le elezioni, ma se, anche qualora le perdesse, riuscirà ad affermarsi come un’ efficiente forza di opposizione parlamentare.

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2) Aspetto comunicativo. Non vi è dubbio che, finora, il M5S ha saputo usare la rete nel mondo più esatto e completo rispetto a tutti gli altri soggetti politici in campo, almeno per ciò che riguarda la mobilitazione e la partecipazione, che non è poco. Ma questa comunicazione, che è tipica dei tactical media, falla dell’ uso dei media tradizionali. E può andare bene per la prima fase, come è stato dimostrato dai fatti e dagli esiti. Per la fase due, ovvero quella della politica che si fa e si spiega, e non si predice e si urla, serve la strategia oltre la tattica. Saranno pronti, Grillo e grillini, a questo salto di qualità, che sarà pure meno poetico ma nel telepaese che è l’Italia diventa indispensabile? Saranno disposti ad abbassare i toni e scendere dai pulpiti? A dibattere con un interlocutore davanti senza soltanto insultarlo (per quanto, a ragione) in contumacia?

3) Aspetto personalistico. Grillo continua ad insistere sul fatto che il movimento non è il suo ma dei cittadini, e dice di essersi ispirato alla pratica dei meet up statunitensi. Però, in questi ultimi, non c’è mai stato nessun deux ex machina che ci ha messo la faccia. Lui sì, e se la fa pagare. Letteralmente.Si legge infatti, nell’articolo 3 del “non-statuto”: “Il nome del Movimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso”.

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Allora, c’è puzza di un “culto della personalità” che non fa bene il paio con um movimento che dovrebbe, per natura, nascere e crescere dal basso. La vera sfida per questo aspetto consisterà nel continuare l’attuazione di una politica molecolare che fa della rete (non solo del web) e della cittadinanza attiva il vero fulcro di azione originale ed innovativa.

E infine, c’è una variabile enorme da non trascurare: Tutti gli altri. Come reagiranno i partiti allo scontro frontale che li attende, e in parte li ha già colpiti, con il M5S? Buona parte dello scenario futuro dipenderà anche dalla capacità di reazione e rinnovamento dei vecchi attori della politica, che oggi, sono proprio loro, i veri cultori e promotori dell’antipolitica.

E gli elettori staranno a guardare, prima di votare.

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