Luigi Lusi fa di tutto per salvarsi dal carcere e così, alla vigilia del voto dell’Aula del
Senato che, domani pomeriggio, deciderà se l’ex tesoriere
della Margherita debba andare in galera, scrive ai suoi colleghi.
500 pagine
rilegate, con tanto di copertina, e una lettera indirizzata a
tutti gli “illustri senatori” dove sottolinea che il carcere è
una “ingiustificabile misura restrittiva” richiesta, secondo
Lusi, solo a causa del suo status di parlamentare.
Una vicenda, sostiene ancora, dall'”inequivocabile
significato discriminatorio”.
“Ritengo doveroso – spiega Lusi nella
lettera inviata a tutti i senatori, consegnata insieme al
faldone di 500 pagine che contiene la sua difesa – consegnare
nelle vostre mani l’intera documentazione a suo tempo da me
depositata presso l’ufficio di segreteria della Giunta delle
immunità”.
“Potrete constatare – sostiene l’ex tesoriere della
Margherita – l’insussistenza di qualsiasi fondamento
giustificativo dell’esigenza cautelare nei miei confronti (come
peraltro nei confronti di mia moglie). Al tempo stesso –
prosegue – in questo specifico caso, potrete altresì
verificare come soltanto lo status di parlamentare, soprattutto
per il clamore mediatico legato alle vicende del procedimento
penale che mi riguarda, costituisca l’unica possibile
motivazione alla base di una ingiustificabile misura
restrittiva, adottata peraltro nella forma più gravosa”.
Lusi scrive ancora che la “vicenda assume un inequivocabile
significato discriminatorio – non collegato alle esigenze
processuali rigidamente disciplinate dal codice – in quanto
emblematico di un un pregiudizio, probabilmente inconsapevole
ma reale, che finisce per negare persino la oggettiva forza
probatoria di fatti e situazioni incompatibili con la richiesta
di custodia cautelare in carcere”.
Quindi, Lusi lancia un appello ai colleghi senatori, di
tutti i gruppi: “Nel rimettermi alla vostra decisione – scrive
– accettandone fin d’ora tutte le conseguenze, porgo a tutti
voi i miei migliori auguri per il duro lavoro che attende
questo ramo del Parlamento nella difficile situazione in cui
versa il Paese”.