Sì o no all’arresto di Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita, accusato di appropriazione indebita riguardo sottrazione di oltre 21,6 milioni di euro dalle casse del partito.
La richiesta di arresto è passata in Senato con 155 sì, 3 no e
un astenuto.
La vicenda, che ha visto protagonista il senatore del Pd, era venuta alla ribalta a gennaio, quando la procura di Roma aveva iniziato a indagare sii rimborsi elettorali e di altri finanziamenti provenienti dalla Margherita, che Lusi “avrebbe gestito come se fossero suoi”.
Secondo gli accertamenti del nucleo Tributario della Guardia di Finanza, tra il 2008 e il 2010, sul conto intestato alla Margherita sarebbero stati accreditati i rimborsi elettorali che, per legge, spettavano al partito dal 2006 e per i successivi cinque anni. Era l’abruzzese Lusi a gestire il conto su cui erano depositati i soldi della Margherita, in qualità di fiduciario di un partito sparito dal Parlamento, ma ancora esistente dal punto di vista legale. E il tesoriere avrebbe sottratto circa tredici milioni per fini personali: operazioni immobiliari (tra cui una villa a Genzano di Roma), pagamento di tasse e infine il trasferimento su altri conti. Passaggi complessi realizzati utilizzando alcune società, individuate dagli investigatori e tutte riconducibili al senatore.
Oltre a questo reato e alle accuse di riciclaggio e trasferimento fraudolento di beni, alla base dell’ordinanza cautelare, la Procura gli ha contestato anche il reato di associazione per delinquere. Oltre al senatore Lusi, un provvedimento di custodia cautelare agli arresti domiciliari era stata notificata stamane a Giovanna Petricone, moglie dell’ex tesoriere, e a due commercialisti che hanno curato gli interessi delle società immobiliari riconducibili a Lusi, coinvolte nell’inchiesta.