Il Big Bang contemporaneo di Renzi
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Il Big Bang contemporaneo di Renzi

L'abilità di Renzi, usa la fotografia come metafora. E dice: dobbiamo metterci in gioco con le tre parole di Aung Sun Suu Kyi: libertà, gentilezza, onore.

Il Big Bang contemporaneo di Renzi
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23 Giugno 2012 - 18.15


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di Tancredi Omodei

“Renzi deve indignarsi e pretendere una rettifica”. Vannino Chiti a Matteo Renzi.

“Piacere a chi l’altra volta ha votato di là non è un delitto, ma è l’unica condizione per non perdere le elezioni”. Matteo Renzi a Vannino Chiti.

Partiamo da questo botta e risposta a (e su livelli diversi) perché in esso c’é un po’ la chiave per capire due mondi, due modi di intendere la politica. Per certi versi, anche fisicamente i due contendenti rappresentano l’oggi e il tempo andato. Renzi contemporaneo, Chiti perfetto per rientrare, con un tuffo nel passato, in una sezione del Pci d’altri tempi o in una Camera del Lavoro con le pareti intrise di fumo. Al di là delle battute, il Pd sembra portato, suo malgrado, ad un bivio. Da una parte l’idea, un po’ presuntuosa e imprudente, che dopo Monti si possa solo vincere solo perché si è diversi, dall’altra l’idea che i giochi sono aperti e per crescere bisogna indebolire l’avversario portando nella propria schiera chi, per un verso o per l’altro, per convinzione o convenienza, s’era messo con le ragioni del Cavaliere.

Lo dico, Renzi non mi era simpatico, ma ora il tiro al bersaglio su di lui, guardato un po’ come l’eretico dei nostri giorni, mi fa ricredere nei sentimenti iniziali. Eretico nelle parole di Fassina che con disprezzo lo aveva definito sindaco per caso e portaborse. Il giorno dopo, è vero, Fassina si getta acqua fredda addosso e al microfono del Tg3 smorza i toni. Prudenza, compagni, prudenza.

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Dal Palacongressi di Firenze, dal pubblico dei mille amministratori accorsi al Big Bang del sindaco di Firenze, c’è anche un saluto per Bersani che, a Roma, parla all’assemblea nazionale dei segretari di circolo del Pd. Bersani attacca, non Renzi, ma Grillo e Berlusconi.

A Firenze, clima, auditorium, parole e immagini sono di un tempo diverso, contemporaneo. A pensarci, di eretica qui è soprattutto la contemporaneità. Renzi è abile, usa la fotografia come metafora. In mano una vecchia polaroid e una digitale. Scatta con l’una e con l’altra. “Le facce delle foto sono le stesse, ma tutto è diverso. Voglio arrivare a dire che anche una politica può essere così. Tentare di rappresentare la realtà con due strumenti diversi, uno vecchio, che non butto via, ma che fa la foto peggio di quello nuovo. Noi vogliamo cambiare macchina fotografica. Dobbiamo essere in grado di offrire una foto digitale dell’Italia, senza più nostalgia del passato”.

Oltre la nostalgia, dunque, oltre l’idea di una identità che si alimenti di se stessa, e si sazi di questa identità, storcendo il muso all’idea che l’identità debba nascere o rinascere dal migliore contatto possibile col tempo che si vive. Non si vince perché sei convinto della superiorità, questa è un’idea spazzata via dalla storia.

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Sorridente e dinamico, Renzi si duole dell’impossibilità di far conciliare l’agenda dei rottamatori con quella di Bersani. Ogni qual volta organizziamo qualcosa – dice – c’è un impegno che tiene lontano il segretario. Sicuro il sindaco di Firenze: ”Credo che nel Pd siamo la maggioranza. Se ci saranno le primarie aperte e libere, e se uno di noi si presenterà, come credo, se perdiamo, il giorno dopo saremo alla stanga, al fianco di chi ha vinto le primarie. E’una partita che possiamo vincere”. Se vinciamo, alla stanga gli altri…

Cambiare “idee, forme, facce, ma anche regole del gioco. Anche perché non c’è solo uno che è il depositario della verità”.

Poi, esplicito come la camicia bianca che indossa: ”Caro D’Alema, caro Veltroni, cara Rosy, caro Franco Marini, avete fatto molto per il Paese, per il partito. Adesso basta!”.

Chiarezza su chiarezza: “Noi non diciamo via i vecchi, dentro i giovani. Noi pensiamo che chi è in Parlamento da 30 anni debba fare un passo indietro”. Non extraterrestri, ma parte del Pd e anche maggioritaria, ci sentiamo a casa nostra, non estranei non con un piede da questa parte e uno…come aveva detto, maliziosamente, Chiti, arcigno, pretendendo l’abiura per le cose sparate dall’Espresso e che dall’interno dello stesso Pdl sono state marchiate come cazzate suggerite da qualche dannoso cazzone.

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L’idea di Renzi? Intercettare gli elettori del centrodestra, ma ancor prima dare un’ipotesi a chi nel centrosinistra si è stancato di dirigenti e funzionari eterni, soggetti da polaroid, foto che perdono il croma. E intercettare chi è ammaliato da Grillo:” Abbiamo un esercito di persone che si sono stufati delle false promesse, che non vogliono andare a votare. Quelli che votano Grillo sono una minoranza. La gente aspetta d’essere rimessa in gioco. A questo deve servire il Pd, non a correnti che spartiscono gruppi di potere – dice Renzi – Dobbiamo trasformare la rabbia in energia. Dobbiamo metterci in gioco con le tre parole di Aung Sun Suu Kyi: libertà, gentilezza, onore”. C’è chi è orgoglioso di non smacchiare i giaguari, chi, digitale alla mano, arricchisce l’album di “Come eravamo”.


Secondo voi Matteo Renzi sarà il candidato premier?:

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