Beppe Grillo fa discutere anche in Israele
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Beppe Grillo fa discutere anche in Israele

Beppe Grillo e la politica estera. In un’intervista al quotidiano israeliano, Yedioth Ahronoth, il leader di M5s spiega la sua posizione su Iran, e vicino Oriente.

Beppe Grillo fa discutere anche in Israele
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25 Giugno 2012 - 09.44


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Il primo a preoccuparsi, nel corso dell’intervista è Menachem Gantz, il giornalista del quotidiano israeliano, Yedioth Ahronoth. La moglie di Grillo è iraniana? “Se un giorno Grillo farà parte del governo italiano – scrive -, il suocero avrà un ruolo fondamentale nella politica estera”. Bizzarra tesi, rafforzata da un giudizio netto e duro: “È confuso, prigioniero di pregiudizi: le sue idee su Israele si possono capire dai suoi show e dal suo blog”.

Come dire, non l’hanno intervistato per scoprire che cosa pensa del mondo. Comunque le posizioni del comico genovese sono abbastanza chiare: i
massacri in Siria? “Ci sono cose che non possiamo capire. Non sappiamo se sia una vera guerra civile o si tratti d’agenti infiltrati nel Paese”. L’Iran di Ahmadinejad? “Un giorno ho visto impiccare una persona, su una piazza di Isfahan. Ero lì. Mi son chiesto: cos’è questa barbarie? Ma poi ho pensato agli Usa. Anche loro hanno la pena di morte: hanno messo uno a dieta, prima d’ucciderlo, perché la testa non si staccasse. E allora: che cos’è più barbaro?”.

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Poi la questione di famiglia che tanto ha scandalizzato il giornalista: “Mia moglie è iraniana. Ho scoperto che la donna, in Iran, è al centro della famiglia. Le nostre paure nascono da cose che non conosciamo”. E ancora sull’Iran: “Quelli che scappano, sono oppositori. Ma chi è rimasto non ha le stesse preoccupazioni che abbiamo noi all’estero. L’economia lì va bene, le persone lavorano. È come il Sudamerica: prima si stava molto peggio. Ho un cugino che costruisce autostrade in Iran. E mi dice che non sono per nulla preoccupati”.

Il problema della traduzione, che è poi anche il problema della propaganda dei media che utilizzano la politica dell’allarme continuo e della demonizzazione. Su Ahmadinejad che vuole cancellare Israele: “Cambierà idea. Non penso lo voglia davvero: lo dice e basta. Del resto, anche quando uscivano i discorsi di Bin Laden, mio suocero iraniano m’ha spiegato che le traduzioni non erano esatte…”. E ancora: “Tutto quel che in Europa sappiamo su Israele e Palestina, è filtrato da un’agenzia internazionale che si chiama Memri. E dietro Memri c’è un ex agente del Mossad. Ho le prove: Ken Livingstone, l’ex sindaco di Londra, ha usato testi arabi con traduzioni indipendenti. Scoprendo una realtà mistificata, completamente diversa”.

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Poteva mai non risentirsi un giornalista israeliano a sentirsi dire queste cose? Magari era abituato a intervistare leader politici che fanno a gara per dire che Israele è la regina dei diritti civili e che non esiste posto migliore al mondo, e si è trovato il rude Grillo che dice che Israele è dietro molte decisioni Usa, aggiungendo: “Parlare d’Israele è un tabù, come parlare dell’euro: appena lo tocchi, subito ti dicono che sei antisionista e razzista”.

Poi a partire dai matrimoni gay, per finire sull’euro, al giornalista israeliano le risposte sono sembrate vaghe. Tanto che il giudizio finale è stato severo: “Grillo è un buon attore che sa che cosa vuole il suo pubblico. Ma non sa dire che cosa vuole”.

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