Il calcio e il cucchiaio della politica malata
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Il calcio e il cucchiaio della politica malata

La politica guarda sempre di più al calcio come a un riferimento culturale valido e innovativo. Renzi vorrebbe Guardiola in campo. E Bersani sogna Monti come Pirlo.

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25 Giugno 2012 - 18.55


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La politica guarda al calcio come a un mondo di riferimento. Metafore e allegorie viaggiano senza limiti sull’autostrada dei luoghi comuni, dalle pagine sportive alla società civile che già ne fa indigestione per giungere, al termine di un viaggio senza speranze, nel lessico politico.

Perché la politica ha scoperto, suo malgrado e grazie alla ventata della cosiddetta antipolitica, che non rappresenta una specie di monarchia inglese dove la regina decide chi deve fare l’inchino a chi e, piumotti, cappelli e divise, il mondo degli intoccabili può procedere sovrano. La politica in una democrazia è nel contempo tessuto sociale, spazio critico e dibattito dinamico. Quindi confronto e giudizio elettorale. O così dovrebbe essere.

Per farla breve, già ne abbiamo avuti di profeti del rinnovamento della politica, del “basta ai politici di professione”. Avete presente Berlusconi? Per sintesi populista ha chiamato il suo partito Forza Italia, ammiccando e non poco al mondo del calcio. E’ sceso in campo. Pensa da tifoso e da tifoso si esprime su temi in cui oggettività, senso dello Stato ed equilibrio dovrebbero essere la base.

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Saltando al presente, forse al futuro, Matteo Renzi. A Firenze, dopo aver giocato con le macchine fotografiche, ha promesso schemi alla Barcellona e per di più, ha detto che avrebbe portato per la campagna elettorale Guardiola. In che senso? Mi sono chiesto. Che c’entra il bravissimo e innovativo mister deli blaugrana con la politica italiana? Non c’è di meglio? Magari cercando su twitter un influencer che consenta di dare risposte alla crisi dei mercati, alla disoccupazione, al complesso mondo di ingiustizie sociali che si muove nell’intreccio tra mafia, politica e affari. No, Guardiola.

E ora, in vista di Italia-Germania mi aspetto giorni di fuoco, di baggianate, di stupidaggini per abbindolare gli allocchi, che sarebbero i cittadini. Perché poi i politici incravattati che non salgono su un treno regionale manco a pagamento, che vivono fuori dal mondo, hanno un rapporto con la vita soltanto attraverso la tv o, i più giovani, attraverso twitter. Così immaginano il mondo come una specie di sciocchezzaio dove bisogna essere simpatici e non serve avere delle idee, un’etica, onestà o soluzioni, ma bisogna sorprendere con gli effetti speciali. In trenta secondi televisivi o 140 battute.

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Così quando oggi ho letto che Bersani – pure tu… – dice che Monti deve fare come Pirlo. E ho immaginato il Professore che fa il cucchiaio alla Merkel, mi sono detto: no, basta. Lasciamo le curve, le arene faziose televisive, le pagine rosee di un giornale che ha la sensibilità di un gorilla, e torniamo alla politica partecipata, alla strada. E siccome siamo cittadini, torniamo a considerare politica solo quella che agisce nella polis, non le frattaglie mediatiche confuse e metaforicamente calcistiche. Che il calcio non è che stia messo meglio del Paese eh… a.c.

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