La sfida di Crocetta per il dopo-Lombardo
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La sfida di Crocetta per il dopo-Lombardo

Intervista al parlamentare europeo che punta alla presidenza della Sicilia, attraverso le primarie Pd o con il suo movimento: “Serve una rivoluzione". [Tancredi Omodei]

La sfida di Crocetta per il dopo-Lombardo
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1 Agosto 2012 - 09.23


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di Tancredi Omodei

Il primo appuntamento elettorale lo ha voluto chiamare ”Revolution day”, perché non ci fossero equivoci su quello che ha intenzione di fare in Sicilia se verrà eletto presidente della Regione. Rosario Crocetta alla meta ci vuole arrivare, o passando dalle primarie del Pd o facendosi spingere a Palazzo d’Orleans da quel movimento che corre sul web e che è la prima forza dell’ex sindaco di Gela, ora parlamentare europeo. E dopo Lombardo, tra tante incertezze, l’unica cosa certa è che Crocetta si candiderà per succedere a lombardo.

Lo incontriamo al Parlamento europeo, nel giorno in cui Raffaele Lombardo getta la spugna, lascia una difficile e travagliata presidenza, avvertendo dei rischi che corre l’autonomia, che Lombardo ritiene sotto attacco. Crocetta, che avrebbe voluto l’addio di Lombardo già un anno fa, al sorgere della vicenda giudiziaria che alla fine lo ha consigliato a lasciare, difende l’autonomia siciliana, ma ha un’idea nuova e diversa: “Chi attacca l’autonomia fa un grande errore – dice Crocetta – e i rischi sul piano sociale sono incalcolabili. La Sicilia ha bisogno di una nuova autonomia, libera dai gruppi di potere del passato e dalla stessa mafia. Ma non di attacchi, perché si rischia di consegnare la regione a chi è pronto a cavalcare i vecchi argomenti del separatismo che andava a braccetto con la mafia”.

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Crocetta il suo “Revolution day” lo terrà venerdì 3 agosto pomeriggio, a Palazzo Fatta, a piazza Marina, a Palermo. Un popolo di autoconvocati, i rappresentanti di quei 30mila che hanno aderito, in un mese, al suo progetto. I tanti gruppi territoriali rappresentativi di altri 20mila siciliani. Circoli, giovani della società civile e del volontariato, sindaci, amministratori locali ma anche parlamentari. Hanno fatto cadere gli steccati di partito e attendono soprattutto le mosse del Pd. Crocetta è sereno, alle elezioni per la Presidenza della regione ci sarà: o da vincitore delle primarie, se il Pd si deciderà a farle, o con l’apporto di chi lo sta spingendo all’appuntamento d’autunno. La federazione Pd di Caltanissetta lo ha indicato come candidato alla Presidenza, se il Pd si attarderà, l’ex sindaco di Gela è convinto che comunque taglierà il traguardo con il consenso di gran parte della base del Partito Democratico.”La speranza – dice Crocetta – è che il Pd rispetti lo Statuto”. Nell’attesa, lavora al progetto della nuova Sicilia. Ci mette l’esperienza di sindaco di Gela, impegnato ad imporre la legalità nel regno degli “stiddari”, e l’impegno di parlamentare europeo. Anzi, parte da questa esperienza per indicare l’inversione di rotta: “Il vecchio sistema dominato dalla triangolazione politica, mafia, economia, ha retto fino ad un certo punto, dando una apparente idea di benessere, poi il meccanismo ha vissuto una implosione. Il sistema mafioso ha trasferito i soldi al Nord e c’è stato il crollo”.

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L’inversione di rotta parte dai fondi non utilizzati, cinque miliardi e mezzo dall’Europa. La Sicilia ne ha utilizzato soltanto una piccolissima parte. “ La Sicilia è in fondo alla classifica delle regioni che hanno utilizzato i fondi europei, peggio hanno fatto solo la Calabria e l’Albania”, dice Crocetta. E’ questo è il primo degli impegni dei suoi primi cento giorni da Presidente: rinegoziare i fondi garantendo all’Europa procedure diverse dal passato. Altri 5 miliardi e mezzo – nota Crocetta – potrebbero arrivare su progetti per l’energia rinnovabile. Soldi e occasioni di lavoro, per stabilizzare i precari e per arricchirsi di nuove professionalità. A determinare l’inversione, una profonda semplificazione delle procedure: autorizzazioni in 90 giorni, conferenze di servizio a vari livelli ed una macchina ad hoc rafforzata dagli esuberi del pachiderma della burocrazia regionale, con l’immissione di nuove e qualificate forze giovani. Lavoro da portare a termine nel primo anno.

Dopo l’esperienza Lombardo, Rosario Crocetta pensa ad una Sicilia con le carte in regola, perciò immune da attacchi alla sua autonomia. A Lombardo, nel giorno delle dimissioni, Crocetta offre l’onore delle armi: “Avrebbe dovuto farlo un anno fa – ripete – comunque, bisogna dargli il merito di aver mantenuto l’impegno, di aver fatto quello che Formigoni avrebbe dovuto fare in Lombardia, e non ha fatto”.

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Dal parlamento europeo in aereo, verso la sua Gela. Venerdì Palermo, per una rivoluzione che si deve fare, dice.

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