Silvio Berlusconi torna a far parlare di sé anche in Francia. E in un’intervista al quotidiano francese Liberation, che uscirà in edicola domani, parla di due questioni: la prima è il caso Ruby, dove l’ex presidente del consiglio è accusato di concussione e prostituzione minorile, e il secondo tema che gli sta a cuore è la sua possibile ricandidatura a premier, alle prossime elezioni politiche.
E con la sicurezza e la spavalderia di sempre, Berlusconi ricorda di essere sempre stato assolto nei passati processi e “sarà così anche per il processo Ruby”. D’altra parte il Cavaliere sostiene di trovarsi nei guai per colpa della magistratura, o meglio “una parte estremista e politicizzata della magistratura ha cominciato a perseguitarmi da quando sono entrato in politica, e non ha più smesso. Gli italiani lo hanno capito e sono con me”.
E parlando di questioni più prettamente politiche a Berlusconi piace ricordare che il suo partito, il Pdl, ha “sostenuto lealmente il governo Monti”. Con i 34 voti di fiducia, approvati anche dai suoi fedelissimi, l’ex premier intende forse ricordare all’attuale governo quanto il suo destino sia legato anche alle decisioni che gli stati generali del Pdl prenderanno nelle prossime settimane. Un avvertimento dunque, quello di Berlusconi, che non rinuncia a rincarare la dose, proprio all’indomani delle scuse ufficiali da parte di Monti per aver sostenuto che lo spread sarebbe schizzato a 1000, se in carica ci fosse stato ancora il Signor B.
E di fatti, Berlusconi ribadisce che il sostengo “critico” al governo Monti rappresenta un “pungolo per l’adozione di riforme costituzionali e di misure per la crescita”. Si riferisce forse, il Cavaliere, anche alla riforma della giustizia?
Ma d’altra parte che cosa ne può l’ex premier se “tutto il partito, a cominciare dai deputati, mi chiedono di tornare per beneficiare della mia popolarità in campagna elettorale”? E modestamente il Signor B. aspetta e riflette, ma non si tira indietro. Anche perché, dice, è sempre stato al servizio del suo Paese. E si sa, quando il Paese chiama, l’uomo del bunga bunga corre, anzi balla.
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