Accade in Emilia-Romagna, e al momento risultano coinvolti esponenti di Pdl, Udc, Sel e il consigliere del Movimento5stelle, il grillino Giovanni Favia. Il già torrido ferragosto di Bologna diventa incandescente. Tutta la solitamente morigerata “casta politica” emiliana, ci finisce dentro. Politici di ogni colore (solo il Pd si chiama fuori), ma soprattutto c’è il grillino Giovanni Favia che ha ammesso di aver firmato un contratto con una emittente locale per garantirsi visibilità, nonostante gli anatemi del suo leader, Beppe Grillo, contro chi va in tv screditando l’intero movimento.
I soldi vengono dalle casse dei gruppi consiliari. Il tariffario è vario: dai 200 fino ai 500 euro a presenza. Finora il solo ad aver esibito la fattura è il consigliere del Pdl Galeazzo Bignami, 1500 euro per cinque ospitate. Tutto normale e regolare, perché «Così fan tutti». Da giornalista qualcosa avrei da ridire (e anche da elettore). Infatti ora si muove l’Associazione della stampa, l’Ordine dei giornalisti annuncia verifiche e il presidente del consiglio regionale, Matteo Richetti del Pd, non usa mezzi termini: “Comportamento immorale sia da parte di chi paga che da parte di chi incassa”.
La giunta regionale del governatore Vasco Errani finanzia con 500mila euro all’anno le trasmissioni istituzionali dedicate al lavoro degli assessori e dei consiglieri. Ma a qualcuno non basta. Ospitate extra a pagamento. Nomi fatti: “è-tv” della Curia e del circuito “7 Gold”. La direzione della tv curiale rinvia alla concessionaria delle pubblicità (ma i Tg sono tra la pubblicità in vendita?). “7 Gold” tranquillamente ammette e si auto sponsorizza: 200 euro a trasmissione. Loro -spiegano- non hanno mica il canone. In Rai, quel comportamento si chiama brutalmente Marchetta. Che fa marchette?
