L’elezione del parlamento siciliano dell’autunno 2012 è destinato a passare alla storia come la più sporca. Ecco, senza girarci attorno, sarà così. Mai così intricata e sospetta di linee egoistiche e antidemocratiche la fase che precede la formazione delle alleanze, ancor prima delle liste. Il giudizio drastico e violento – e anche discutibile quanto si vuole, ma che confermiamo – poteva essere espresso ieri o l’altro ieri. Quel che accade a destra come a sinistra non piace e riserva all’elettore di ottobre la stessa sensazione di una navigazione perigliosa con il mare a forza sette. Il risultato – segnate la previsione – sarà un astensionismo record per l’autonomia siciliana. E avrà come conseguenza la morte (a questo punto giusta) della stessa autonomia.
Avversari politici fino a ieri che si ritrovano alleati, alleanze che si riformano per poi essere smentite dopo aver lasciato fuori gioco l’avversario dell’altro ieri, ieri alleato. Un colpo di scena dietro l’altro, mentre la Sicilia agonizza e il governo Lombardo dimissionario smonta la mappa del potere per ricomporla con fedelissimi portatori di voti a piacimento di Lombardo, anche contro parte della giunta, espressa al tempo del sostegno del Pd, o meglio di parte del Pd. Chi era buono ieri oggi non é più buono.
Il gran colpo di scena arriva da Gianfranco Micciché, l’uomo dello storico 61 a 0 in favore di Berlusconi, quando il Cavaliere fece il pieno di voti e di parlamentari in Sicilia. Micciché ci ha ripensato, prima aveva fatto un personale passo indietro rispetto ad una propria candidatura alla Presidenza della Regione, poi aveva lanciato la candidatura di Musumeci de La Destra, quindi aveva portato il Pdl sulla candidatura di Micciché, alla fine: “Il candidato( Musumeci) non ha sposato la nostra linea sicilianista”, bocciatura dell’uomo di Storace, ed è rottura con l’alleanza appena formata che lo riportava ad essere tuttuno con il Pdl nella corsa alla Presidenza della Regione.
Rottura, dunque,col Pdl dopo aver portato Berlusconi e Alfano a rinunciare ad una candidatura espressione del Pdl. Un colpo di scena imprevedibile, alla vigilia della ufficiale discesa in campo dell’ex presidente della Provincia di Catania, che aveva già incontrato, nel massimo riserbo, Alfano e lo stesso Berlusconi che, si dice sia arrivato per questo, in gran segreto in Sicilia, nell’Agrigento del segretario Pdl. Micciché aveva appena annunciato la rottura che subito i lombardiani lanciavano la candidatura proprio dell’uomo del 61 a 0.
La bomba era nell’aria, ed è esplosa a ora di cena di lunedì con un comunicato di “Grande Sud” che segna la fine della grande ammucchiata che si era profilata attorno alla candidatura di Nello Musumeci. “Abbiamo compreso perfettamente che lo spirito sicilianista che aveva spinto Gianfranco Miccichè a fare un passo indietro non è stato sposato da Nello Musumeci. Quest’ultimo dà l’idea di preferire alla crescita della nostra Sicilia, un accordo con il Pdl, anche senza le garanzie che avevamo chiesto dopo l’esperienza del governo Tremonti-Lega”. Il certificato di morte della neonata alleanza è scritto dal segretario regionale di “Grande Sud” in Sicilia, Pippo Fallica, l’uomo ombra di Micciché. “Grande Sud non rinuncia al progetto originario – dice il fedelissimo di Micciché – pertanto ho chiesto un incontro urgente a Gianfranco Miccichè per riesaminare la nostra scelta ( cioè la candidatura di Musumeci che proprio Micciché si era inventato )”.
Nello Musumeci, dunque, mollato alla vigilia della conferenza stampa, in programma per questo martedì a Palazzo dei Normanni, con la quale l’ex presidente della Provincia di Catania avrebbe dovuto annunciare la sua discesa in campo per Palazzo d’Orleans forte di una alleanza che aveva la forza nell’asse ricomposta tra Micciché, Alfano e l’amico di sempre, Berlusconi, col quale aveva lavorato al nascere di Forza Italia. A stretto giro di posta, Giovanni Pistorio, leader dei lombardiani,rompe il silenzio per lanciare la corsa di Miccichè: “Condividiamo la posizione di “Grande Sud” sulla candidatura di Musumeci e sulla sua organica appartenenza al Pdl e a La Destra. Invitiamo Gianfranco Miccichè a lavorare per la costruzione di una vasta area sicilianista. Se Miccichè accetterà, proporremo agli organi del nostro partito, ed ai nostri alleati, la sua candidatura a presidente della Regione”.
Il terremoto siciliano annunciato da Gianframco Fini, dunque, prende corpo. Il copione porta a una composizione del fronte “sicilianista” attorno alla candidatura di Gianfranco Miccichè, con “Grande Sud” e Nuovo Polo, lasciando Musumeci al Pdl di Alfano e ai suoi alleati. Scenario fotocopia di quanto avvenuto a Palermo con Massimo Costa, per la corsa a sindaco.
Nelle stesse ore del colpo di scena firmato Miccichè, da Catania Angelino Alfano parlava di riscossa del Pdl dalla Sicilia, con Musumeci. Saranno state anche queste parole a indisporre Miccichè fino al passo estremo di disconoscere il proprio candidato. Adesso, l’attesa è per quanto dirà Musumeci, candidato lanciato, imposto e poi mollato da Miccichè. Continuerà o farà un passo indietro?
Si va verso una ulteriore frammentazione e ricomposizione del quadro politico. A questo punto, Rosario Crocetta probabilmente dovrà fare a meno dell’appoggio dei finiani si ritroveranno in quest’alleanza “sicilianista” contrapposta a Musumeci ma anche all’ex sindaco di Gela. Anche se c’è da giurare che tra i finiani qualcuno non apprezzerà. In proposito, curioso di conoscere il pensiero di Fabio Granata. Ma non è finita. Destra e sinistra riservano altri motivi per rendere ancora più stomachevole (scusate i toni forti, ma sono largamente giustificati) il rapporto con la politica. Ed eccoci,non erano ancora le 22 di lunedì che interveniva Micciché, l’uomo degli effetti speciali:”Condivido l’analisi compiuta da Pippo Fallica (l’uomo ombra dello stesso Micciché), sono onorato degli attestati di stima che mi sono stati rivolti… Ho chiesto un incontro urgente per confermare le condizioni di un’alleanza sicilianista e, nel caso, sciogliere immediatamente la riserva sulla mia candidatura a Presidente della Regione”. Ecco, la politica siciliana oggi è come il suo dolce simbolo, la cassata. Ricco di ingredienti e fantasia di colori, ma con un difetto: la ricotta è acida.
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