Morto Adalberto Minucci, giornalista e dirigente del Pci
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Morto Adalberto Minucci, giornalista e dirigente del Pci

Era stato cronista all'Unità. Poi deputato e stretto collaboratore di Enrico Berlinguer. Un esempio di dirigente politico disponibile al confronto.

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21 Settembre 2012 - 12.26


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Si è spento all’età di ottant’anni, Adalberto Minucci, che da tempo soffriva di una grave malattia. Se n’è andato uno degli ultimi intellettuali legati alla corrente del vecchio partito comunista di Enrico Berlinguer, del quale era stato strettissimo collaboratore per parecchi anni. Minucci era iscritto al Pci fin da giovanissimo, nella sezione di Grosseto e lavorava come cronista nella redazione della “Gazzetta di Livorno”.

Intellettuale vicino alla classe operaia, aveva poi preso servizio nel 1954 nel giornale fondato da Antonio Gramscia, L’Unità, di cui aveva diretto la redazione di Torino. Come cronista si era occupato di diverse inchieste tra i lavoratori della Fiat, dopo la clamorosa sconfitta della Fiom alle elezioni delle commissioni interne del 1955. Ma la sua esperienza l’aveva poi messa al servizio del partito e del movimento sindacale, quando era diventato dirigente del Pci torinese e per tutto il Piemonte.

Si trasferì poi a Roma per dirigere il settimanale “Rinascita”, entrando poi nella segreteria nazionale del partito comunista negli anni ’70, venendo eletto deputato per due legislature e senatore successivamente. Minucci è stato anche autore di alcuni libri sul mondo del lavoro e la crisi del socialismo reale. Un esempio di dirigente politico sempre disponibile al dialogo e al confronto, lontano dalla ricerca del facile consenso, sempre impegnato in prima linea nella lotta contro le ingiustizie sociali.

[i]Ho avuto la fortuna di conoscere e collaborare con Adalberto Minucci, politico di razza, persona perbene, uomo per il quale prima venivano gli ideali, poi il resto. Dirigente del Pci di Enrico Berlinguer, un partito -a mio giudizio- del quale si potranno pure trovare mille difetti e limiti ma che era di un altro pianeta rispetto ad oggi.

Sapevo che Minucci stava male. Molto male. E quindi la notizia della morte non è giunta inattesa. Tuttavia resta l’amarezza per la perdita di un intellettuale, di un militante comunista che ha speso la sua esistenza per cercare di rendere la nostra società più giusta e più equa.

Adalberto Minucci, espressione della nobile politica, scompare proprio mentre l’ennesimo scandalo dei maiali, dei magnaccioni e delle feste cafone esplode in tutta la sua bassezza. A dimostrazione di ciò che la politica era e di ciò che è diventata. Caro Adalberto Minucci, già ci manchi tanto. (g. cip)

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