Il sindaco di Firenze Matteo Renzi aveva provato anche la carta della privacy per provare ad allargare a modo suo la platea di coloro che potranno votare alle primarie del Pd. E boicottare così quanto deciso dal partito: e cioè che per eleggere il leader della coalizione del centrosinistra bisognerà iscriversi a un apposito albo e firmare una specie di carta d’intenti. Un modo – del tutto formale – per provare a bloccare l’orda di “gente di destra” che secondo i bersaniani potrebbe prende d’assalto i gazebo: un po’ perché Renzi piace alla destra, e un po’ per dispetto al Pd.
Ma la carta della Privacy non ha funzionato: oggi il Garante Francesco Pizzeti ha dato l’ok all’albo, il Comitato della coalizione di centrosinistra ‘Italia. Bene Comune’ ”ha escluso la diffusione” dell’albo degli elettori delle primarie del centrosinistra che ”verrà utilizzato esclusivamente ai fini delle verifiche legate alle operazioni di voto”, dice la nota dell’ufficio del Garante. Che oltre ad analizzare il ricorso di Renzi aveva analizzato anche quelli piovuti sull’Authority da parte di altri cittadini. Il Garante, si legge nella nota, ha formulato le proprie valutazioni riguardo ai ”soli profili di protezione dati con l’esclusione di qualsiasi considerazione di merito sulle disposizioni regolamentari adottate che esulano dalla sua competenza, tenuto conto dell’autonomia organizzativa propria delle associazioni politiche”.
Argomenti: matteo renzi