La sortita di Grillo su Di Pietro possibile presidente della Repubblica, l’implosione dell’Italia dei Valori, ex lista Di Pietro, le scoperte – che certo non possono meravigliare – di Report sul partito “familiare” e gli appartamenti, mi hanno fatto venire alla mente una domanda, alla quale proverò a dare una risposta: ma se Di Pietro (politico) è diventato quello che è diventato – nonostante quello che ha sempre dimostrato di essere – di chi è la colpa? O, se volete, di chi è il merito?
Molte cose non le so, ovviamente. Non avendo partecipato agli incontri riservati a casa di Nicola La Torre, quando D’Alema cercava di portare l’ex pm dalla parte dell’Ulivo. Tuttavia in quegli anni ero un attivo (e sveglio) giornalista d’assalto de l’Unità e molte cose le ho viste da dentro.
Ad esempio, Di Pietro consulente della commissione stragi. Quando fu nominato, nemmeno fosse la Madonna pellegrina, la notizia divenne l’apertura di tutti i giornali, compreso quello dove io lavoravo. Certo, all’epoca c’era una sovraesposizione mediatica dell’ex simbolo di Mani Pulite ma l’Unità fu tra le testate che pompò con più zelo la notizia. Non a caso.
Cosa combinò di buono Di Pietro in commissione Stragi nessuno lo ricorda (e questa è la miglior risposta…) ma il perché di quella nomina lo potete chiedere al senatore Giovanni Pellegrino, all’epoca presidente della Commissione, che essendo un galantuomo non avrà difficoltà a rispondervi. A me è stato sempre detto che “a sinistra” qualcuno gli voleva offrire una sponda.
Ricordo ancora meglio che in quegli anni su l’Unità era vietato non dico parlar male, ma avere anche qualche dubbio su Di Pietro. Certamente, in precedenza gli ambienti politici sponsor dei tangentisti e pezzi dei servizi segreti ancora ai loro ordini si erano dati da fare per raccogliere, anche in maniera poco limpida, dossier e falsi accusatori. Però il detto: “Amicus Plato, sed magis amica veritas” poteva valere anche “a sinistra” o no? Traduco: essere attaccati in tal maniera significa automaticamente diventare santi e senza peccati?
Quando nacque l’inchiesta della Guardia di Finanza su Pacini Battaglia (che all’epoca di Mani Pulite aveva evitato di passare lunghe settimane in cella) nella quale il nome di Di Pietro saltò fuori in una famosissima intercettazione: “Di Pietro mi ha sbancato” (poi corretto in “Di Pietro mi ha sbiancato”) ancora ho buona memoria dei tanti “ma” e “però” che dalla redazione diventata iper-garantista opponevano agli articoli che io e il compianto Giorgio Sgherri sfornavamo da Firenze, perché “Di Pietro non lo possiamo mica attaccare…”. E ho buona memoria del fatto che lo Scico della Finanza, assediato, decidesse in 24 ore di rimuovere il colonnello che guidava il nucleo che aveva svolto le indagini, per trasferirlo dalla sera alla mattina da Firenze a Bologna, dove lo andai privatamente a trovare per solidarietà. E ricordo i rimbrotti ai magistrati che parlavano troppo e le lamentele sulle fughe di notizie. Chi c’era al governo all’epoca?
Il resto è noto: la candidatura blindata al Mugello, feudo rosso dove fu paracadutato uno che la sinistra non sapeva nemmeno cosa fosse. “Lo dobbiamo imbrigliare e far venire dalla nostra parte”. E s’è visto… e ancora, le scorse elezioni, la scelta di far sopravvivere politicamente Di Pietro portandoselo in Parlamento, mentre nello stesso tempo la sinistra oltre il Pd fu condannata a diventare forza extraparlamentare. Perché la sinistra non era reponsabile. Mentre Di Pietro era responsabile. E s’è visto.
Ora, non mi piace vestire i panni del tifoso che quando una squadra perde o è in difficoltà si autoelegge allenatore e si lascia andare al solito: io l’avevo detto. Sarebbe patetico. Però, politicamente, qualcuno vorrà o potrà fare un bilancio di quello che è accaduto? E’ stato un bene o è stato un male? Di Pietro è stato “imbrigliato” nella sinistra di governo (come all’epoca ci ripetevano come un mantra a l’Unità dove era vietato criticarlo) o si è rivelato un elemento destabilizzante? La scelta di dargli sponda e poi sponda e ancora sponda è stata lungimirante? Politicamente a chi bisogna chiederne conto?
Nel frattempo se Grillo candida Di Pietro al Quirinale penso che ce lo siamo meritato. E visto che qualcuno cita come esempio ancora un guerrafondaio come Tony Blair, che con le sue bugie ha contribuito a provocare una guerra costata migliaia e migliaia di morti, soprattutto donne, bambini e civili, penso anche che nei prossimi mesi non mi meraviglierò più di nulla. Historia magistra vitae? Pare di no.
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