Vedere le immagini drammatiche del funerale di Pino Rauti, con tutte quelle braccia tese nel saluto romano, le urla e gli slogan fascisti, i richiami al duce Mussolini, e al “Boia chi molla”, è stato terribile, perché mi ha riportato, con un flashback, ad un giorno di febbraio di sei anni fa, quando partecipai, pieno di dolore per la scomparsa di uno dei miei più cari amici, al funerale di Romano Mussolini, ultimo figlio di Benito, papà di Alessandra, e jazzista di fama internazionale.
La chiesa dei Santi Angeli Custodi, la sua parrocchia di piazza Sempione a Roma, non ostante la sua ampiezza, era gremita all’inverosimile. Tra la tanta gente comune, gli amici e i parenti stretti, era piena di noi musicisti, con i quali Romano aveva suonato per l’intero arco della sua esistenza il jazz, grande passione e suo unico lavoro.
Ci fu quella volta anche un piccolo tributo musicale, suonammo tutti per Romano, e Lino Banfi – che era presente insieme a tanti altri personaggi dello spettacolo – sentenziò: “Mi ricorda proprio un funerale di New Orleans. Per me i funerali dovrebbero essere tutti così”.
Insomma, per quanto possa stridere il concetto, era proprio un bel funerale, sereno e ammantato di sincero dolore per la scomparsa del caro Romano.
Però, al termine del rito funebre, quando il feretro uscì dalla chiesa, fu accolto da centinaia di militanti di destra al grido di: “Camerata Mussolini, presente”, e poi ancora “Duce, Duce” e “Eia Eia a là là”. Militanti di estrema destra esposero anche una bandiera nera con il volto di Benito Mussolini e sotto il motto: “Credere, obbedire e combattere”. Ecco che il “bel funerale” si trasformò in un attimo, in una manifestazione di nostalgici fascisti, molti dei quali vestiti in camicia nera e con i gagliardetti della X Mas.
Lo stesso è accaduto al il funerale di Rauti nella basilica San Marco a Roma. La folla, che già aveva iniziato lo “show” con il grido “Camerata Pino Rauti presente” per tre volte, e forse aizzata dall’arrivo del “nemico” Gianfranco Fini, ha tirato fuori il peggior repertorio fascista: da “Boia chi molla” a “Badoglio, Badoglio”, inveendo contro Fini, per continuare con gli immancabili “Duce, Duce” e “Eia Eia a là là”, e a contestare pesantemente con sputi e “buu” il presidente della Camera, reo di aver tradito, con la svolta di Fiuggi, gli ideali del neofascismo italiano.
Ideali che invece l’ex segretario del Mis e poi del Movimento Sociale-Fiamma tricolore portò avanti caparbiamente per tutta la sua vita.
Sembra proprio che il fascismo sia sempre in agguato, in attesa di eventi per rigurgitare.