Auguri a Matteo Renzi, che 38 anni fa nasceva a Rignano sull’Arno. Il rottamatore si avvicina ai 40, anche se è senza dubbio ancora un giovanotto, all’alba dei suoi 38 anni, soprattutto nell’agone di quella politica che non è riuscito a rottamare e che vede come candidati premier tutte persone nei pressi della settantina (Bersani il più giovane, del ’51, Grillo ha i suoi bei 65 anni suonati).
Il sindaco di firenze non commenta, il suo ultimo tweet risale a due giorni fa per annunciare PittiUomo e l’impegno dell’amministrazione fiorentina per regolare il traffico in quell’occasione.
Ma la rete si è ricordata di lui e del suo compleanno. Soprattutto perché, proprio ieri sera, alla trasmissione Otto e Mezzo l’ex rottamatore ha ricevuto un complimento che probabilmente avrà dovuto accettare con un sorriso a denti stretti: “Si sta comportando bene, come un leader della vecchia scuola”, ha detto Massimo D’Alema, suo acerrimo nemico e oggetto di tante battaglie, epr esempio quella sulla non ricandidabilità dei vecchi. Lui, che nel Pci non è mai stato ma viene dagli scout e dalla Margherita. Certo, esiste anche la vecchia scuola democristiana, altrettanto ortodossa di quella comunista. Ma chissà se pensava proprio a quella “baffetto”.
Insomma, Renzi sembra proprio “invecchiato”, e per i suoi ex detrattori sembra aver “messo giudizio”: dopo le primarie ha fatto quel che aveva promesso, si è messo in disparte e si è messo al servizio del partito. Qualcosa da apprezzare sinceramente, di questi tempi. Anche perché il partito non è che abbia ripagato con moneta suonante, e alcuni dei più importanti sostenitori di Renzi (ad esempio il braccio destro Roberto Reggi o Cristiana Alicata, indicata nel listino del rottamatore) sono alla fine stati esclusi. Il sindaco non ne ha fatto un dramma: non si può ottenere tutto. E lui lo ha detto chiaro: lavora per far vincere il Pd “partito pluralista e popolare”. Sono in tanti a lodarlo per questi (anche Scalfari) mentre parecchi suoi ex sostenitori lo hanno criticato.
Ma Renzi sa il fatto suo: e potrebbe sempre diventare un giovanissimo ministro.
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