Consulta: distruggere intercettazioni Napolitano
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Consulta: distruggere intercettazioni Napolitano

I giudici della Corte hanno depositato la sentenza, in cui si specifica che "non ha alcuna rilevanza" se le intercettazioni sono "casuali o dirette".

Consulta: distruggere intercettazioni Napolitano
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15 Gennaio 2013 - 14.47


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Una sentenza che non lascia spazio a interpretazioni come talvolta accade con i pronunciamenti della Consulta. In questo caso il messaggio è diretto: l’inviolabilità della persona del Capo dello Stato è piena, e quindi non si può procedere a intercettazione da parte dell’autorità giudiziaria. Che le “intercettazioni siano dirette, indirette o causali”, si legge nelle motivazioni depositate oggi “è irrilevante”.

La “propalazione” del contenuto dei
colloqui del Capo dello Stato “sarebbe estremamente dannosa non
solo per la figura e per le funzioni del Capo dello Stato, ma
anche, e soprattutto, per il sistema costituzionale
complessivo”.

“Il Presidente della Repubblica deve
poter contare sulla riservatezza assoluta delle proprie
comunicazioni – si legge nella sentenza – non in rapporto ad una specifica funzione, ma per
l’efficace esercizio di tutte”.

Il presidente della Repubblica, si
legge nella sentenza depositata oggi, “deve poter contare sulla
riservatezza assoluta delle proprie comunicazioni, non in
rapporto a una specifica funzione, ma per l’efficace esercizio
di tutte”. La Corte ricorda le funzioni che “implicano
decisioni molto incisive, che si concretizzano in solenni atti
formali”, quale lo scioglimento anticipato delle assemblee
legislative: queste “presuppongono – osserva la Consulta – che
il presidente intrattenga, nel periodo che precede l’assunzione
della decisione, intensi contatti con le forze politiche
rappresentate in Parlamento e con altri soggetti, esponenti
della società civile e delle istituzioni, allo scopo di
valutare tutte le alternative costituzionalmente possibili, sia
per consentire alla legislatura di giungere alla sua naturale
scadenza, sia per troncare, con l’appello agli elettori,
situazioni di stallo e di ingovernabilità”. La diffusione di
tali colloqui, “nel corso dei quali ciascuno degli
interlocutori può esprimere apprezzamenti non definitivi e
valutazioni di parte su persone e formazioni politiche”
causerebbe un danno al sistema “che dovrebbe sopportare le
conseguenze dell’acuirsi delle contrapposizioni e degli
scontri”.

L’inutilizzabilità delle
intercettazioni del Capo dello Stato ”puo’ connettersi anche a
ragioni di ordine sostanziale, espressive di un’esigenza di
tutela ‘rafforzata’ di determinati colloqui in funzione di
salvaguardia di valori e diritti di rilievo costituzionale”. Lo
scrive la Consulta nella sentenza depositata oggi.

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