Il qua qua qua della politica
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Il qua qua qua della politica

Eccoli i pezzi grossi di partito a fare il ballo del qua qua in tv, ribadendo vecchie promesse, ignorando che sono loro fra i principali fautori di questo disastro.

Il qua qua qua della politica
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20 Gennaio 2013 - 19.22


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di Argentino Tellini

Il ballo del qua qua. Vi ricordate la vecchia canzone di Romina?

Questo è il ballo del qua qua ed il papero che sa ? Solo fare qua qua qua, di qua e di la. Canzone orrenda, fra le più brutte della storia della musica leggera, ma premonitrice. Chi sono infatti i nuovi paperi? Sono i segretari di partito, che starnazzano come paperelle, appunto, in tv, sproloquiando di trasparenza, legalità, programmi e promesse, ignorando naturalmente che sono lì da 30 anni e che proprio loro sono fra i principali fautori di questo disastro. Ma in questi giorni i segretari sono ancora più felici. Hanno un potere che forse neanche i dittatori sudamericani hanno mai avuto. Possono prendere una cartina dell’Italia e metterci le bandierine a proprio piacimento con i nomi dei deputati e senatori che hanno deciso nel sonno, magari col vicino di casa, di sicuro con pochi, pochissimi collaboratori. Hanno detto per anni che avrebbero cambiato la legge elettorale, che il Parlamento lo avrebbe scelto direttamente il popolo, come succede nelle migliori democrazie che non hanno il Porcellum. Manco per sogno, non ci hanno mai pensato, il pensiero di cambiare la legge elettorale non è mai balenato per l’anticamera del loro cervello neanche per un istante. Giorgio Napolitano si è detto naturalmente sconvolto e dispiaciuto per questo. Dispiaciuto di che? Non conosceva forse i suoi polli che dicono una cosa e ne fanno un’altra?

Indignarsi non è reato e fa audience. E dire che ci sono state scene di giubilo per le primarie, grande esercizio di democrazia, con quei milioni di poveri Cristi che si sono fatte ore di fila ai seggi con l’illusione di poter scegliere gli eletti.

Altra solenne presa in giro.

In tutta Italia le primarie sono state totalmente disattese, chi le ha vinte spessissimo non è stato premiato e si trova in coda nelle liste, senza possibilità di essere eletto, dietro a qualche trombone nominato dalle segreterie. Tanto gli elettori capiranno, nel peggiore dei casi dimenticheranno.

Questo vale per il Pd quanto per Sel. Ci sono state sommosse in tutta Italia fra i quadri di questi partiti, ma vedrete, tutto tornerà come prima e le periferie torneranno a tubare con le segreterie come piccioncini innamorati.

E il rinnovamento? Dio mio. Ci ritroveremo Rosy Bindi, Pisanu, Fini, Casini e tutta l’allegra banda del buco. Diliberto il Rosso (ma lo sa solo lui) per il rinnovamento ha candidato fra le liste di Ingroia l’ex sindaco di Ferrara Roberto Soffritti, tesoriere del Pdci (di cosa non si sa), di soli 73 anni, già parlamentare, sacrificando ad esempio Elias Vacca, algherese di 48 anni, comunista, brillante avvocato, giudicato fra i migliori parlamentari della penultima legislatura da Marco Travaglio. Naturalmente Diliberto, per non farci mancare nulla, si è candidato pure lui, capolista al Senato, dicono con poche possibilità di essere eletto. Vedremo, e soprattutto speriamo, che non ce la faccia naturalmente.

Il Pdl è un po’ geloso delle primarie, non le ha fatte, ma le voleva fare, poi si sono tutti azzuffati, poiché c’erano più candidati che elettori. Ci ha risparmiato un altro bel circo, ma ne avremmo visto delle belle e ci saremmo tanto divertiti.

Per ora ridiamo sulle cazzate di Scajola, l’ex ministro del Governo Burla Berlusconi, quello che ancora non sa chi gli ha pagato la casa al Colosseo ed è incazzato nero con lui. Scajola afferma che è stufo di essere attaccato sulla sua moralità e non sarà della partita. Peccato, chiaramente per lui.

Ci sarà però Alfano il giovane, che quando è nato aveva 65 anni, ma che ancora non si è ancora accorto che nel Pdl non conta nulla, specie da quando è segretario.

Trepidiamo nel frattempo per Marcello Dell’Utri. Non si sa mai che ce lo tolgono. Come faremo senza di lui?

Arriviamo a Monti, professore dalla pelle d’agnello e cuore da lupo. Ha esaminato tutti i curriculum dei candidati e messo al bando operai, artigiani, omosessuali e disoccupati. Li concerà per le feste una volta che ritornerà presidente del Consiglio, speriamo mai più. Nel frattempo il Bocconiano subisce i diktac di Casini, che non vuole si metta becco nei propri delfini.

L’Udc e l’esercito dei suoi condannati è infatti un partito serio, dalla linea molto precisa ed intransigente: appoggia chi gli conviene e candida chi è più inquisito. Ma l’Oscar settimanale della cazzata lo vince Beppe Grillo che vuole abolire i sindacati. Quello non scherza, lo farebbe davvero, specie se Casaleggio dal suo computer trovasse la formula per cliccarci sopra ed eliminarli. Allegria, era meglio la canzone di Romina, peccato non stia ancora con Al Bano.

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