di Gianmario Demuro
Le prossime elezioni politiche si terranno ancora una volta con le regole del vituperato “Porcellum” che prevede, in estrema sintesi, liste bloccate e premi di maggioranza per le coalizioni elettorali. Una legge elettorale che tutti, da Monti a Bersani, dichiarano di non volere, ma che nessuno riesce a cambiare. Una legge pessima che porterà per la terza volta consecutiva alla scelta diretta da parte dei partiti dei Deputati e dei Senatori. Ora tuti dichiarano che la riforma della legge elettorale sarà la priorità della prossima legislatura ma anche questa è una opzione che non è nella disponibilità dei cittadini; anche questa è una scelta che i partiti hanno mantenuto saldamente in capo ai loro dirigenti. Vediamo come ciò è accaduto. L’ultimo tentativo di cambiare la legge elettorale risale al gennaio 2012 quando furono dichiarati inammissibili dalla Corte costituzionale i quesiti elettorali volti all’abrogazione mediante referendum del “Porcellum” per far rivivere il testo del “Mattarellum”. La Corte ha negato l’ammissibilità del quesito perché ha ritenuto che l’abrogazione referendaria non potesse far rivivere interamente il testo della legge precedente, lasciando così l’Italia senza una legge elettorale in vigore.
Tesi controvertibile (oltre cento colleghi costituzionalisti la pensavano in maniera diversa) ma, ciò che ci interessa rilevare oggi, tesi che ha lasciato interamente nella disponibilità delle forze di maggioranza parlamentare la definizione della legge elettorale. Senza la loro volontà ci terremo questa legge all’infinito. Nessun controllo popolare, come accadde nei referendum del 1991 e del 1993, nessuna possibilità di scrivere la legge elettorale sotto la pressione dei cittadini. Di fatto la legge elettorale, non protetta da alcuna regola costituzionale, è nella totale disponibilità dei partiti che, ormai è evidente, non hanno nessun interesse reale a cambiarla. Vero è che il Pd e il M5S hanno organizzato le primarie per la scelta dei candidati motivandole come atto per superare la scarsa democraticità della scelta dei candidati.
Si è trattato, tuttavia, di primarie riservate a una platea ristretta di elettori e di eleggibili, che si sono svolte in un arco temporale molto stretto. Con questa legge elettorale si rafforzano i comportamenti opportunistici dei partiti che continuano a indirizzare la partecipazione popolare scegliendo in campi circoscritti, idonei a garantire la disciplina di partito. Sul punto sembra di essere tornati indietro agli anni della più determinata “partitocrazia” quando la guida dei Governi non si decideva mai prima ma solo dopo le elezioni. Questo è l’altro effetto del voto con il “Porcellum”: i cittadini non scelgono ora la maggioranza ma dovranno aspettare il dopo-elezioni per sapere se il Senato ha una maggioranza definita. In caso contrario saranno alleanze non votate preventivamente a formare il nuovo Governo. Con buona pace della democrazia.
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Argomenti: Elezioni