Il purè di mais. Ci sono tutti i presupposti perché Sanremo, il Festival della canzone italiana, si trasformi in una Festa dell’Unità, ci avverte il Giornale della famiglia Berlusconi. Globalist conferma e rincara la dose. Attorno all’Ariston, invece di profumo di fiori, già da qualche giorno si sente odore di salsicce alla brace con contorno di polenta. L’inganno più subdolo colpirà nei punti di ristoro interni per sopravvivere ai tempi bulimici della kermesse politico-musicale. Menù: “fagottini di porcellum a la flamme in purè di mais”. Del resto, rileva sempre la nostra spia nelle file avversarie, «Il duo, già rodato a ‘Che tempo che fa’, sta preparando una kermesse politicamente scorretta. Vale a dire: un festival smaccatamente rosso». Ma il peggio deve ancora venire, con la musica ovviamente.
Советской Армии имени. Per chi non è pratico di alfabeto cirillico e di lingua russa, vuol dire Coro dell’Armata Rossa. Per la verità, dai tempi dell’Unione sovietica ha cambiato nome, “Coro dell’Esercito Russo o Complesso Aleksandrov”, ma, come fa notare qualche imparziale osservatore sempre della stessa fonte, ha portato avanti la tradizione del vecchio complesso sovietico, «l’orchestra erede di quella creata da Stalin nel 1928». Ebbene sì, sveliamo e confermiamo: Il Festival Rosso di Sanremo sarà aperto da una esibizione di coristi e danzatori post bolscevichi (ma non troppo). Evitata l’esecuzione dell’Internazionale dopo insistite e pesanti pressioni della presidente Rai Tarantola e del Dg Gubitosi. Fabio Fazio, per ripicca, invece dello smoking vestirà da Cosacco del Don.
Littizzetto-Luxemburg. A dare ulteriore conferma dei motivati sospetti avanzati dagli imparziali osservatori de Il Giornale, Globalist ha appreso da fonti interne che Lucianina Littizzetto, dopo una prima apparizione in abito rosso Bandiera Rossa, con tanto di balalaika a tracolla, si alternerà sul palco con un defilè di abiti copia perfetta di quelli indossati da Rosa Luxemburg tra la fine dell”800 e l’inizio del secolo scorso. Impedita per contratto a intrattenerci su “Walter” o “Jolanda”, sappiamo essere pronti monologhi in difesa del marxismo “classico” contro il revisionismo riformista, sulla creatività delle masse, sulla loro spontaneità rivoluzionaria che i dirigenti del partito operaio non devono né forzare, né reprimere o bloccare in una “camicia di forza burocratica”. Vertici Rai tesi.
Tutto qui? Macché. Copiamo volutamente e a man bassa, onorando la solita fonte Terza ed Equilibrata de Il Giornale. «Il menù è piuttosto infarcito. Ce n’è per tutti i gusti, se si è elettori di sinistra. D’altra parte è stato lo stesso Fazio ad annunciarlo: “La politica è nell’aria, e quindi entrerà anche all’Ariston”. A farlo ci penseranno sicuramente Maurizio Crozza, che sul palco “avrà carta bianca”, e Carla Bruni, che negli ultimi anni, dall’Eliseo, non ha mai mancato di attaccare duramente la politica nostrana e, anzi, si è impegnata in prima persona per garantire la libertà dell’ex terrorista Cesare Battisti sulle assolate spiagge di Rio de Janeiro. E ancora: le freddure della Littizzetto, il politicamente (s)corretto di Fazio, la minaccia di un’incursione di Beppe Grillo».
Per fortuna c’è Farfallina. Uno mattina per fortuna anticipa e insegna. «Se il Festival diventa la Festa dell’Unità credo che il 50% degli italiani non pagherà il canone», ha avvertito Berlusconi. Gubitosi (dg Rai), su quel 50%, fatti un po’ di conti, si sfregava le mani. Comunque ora sappiamo che «Berlusconi non è affatto preoccupato di dover “competere” con un Festival troppo rosso. Sa bene che tra gli elettori una conduzione spiccatamente votata a sinistra sortirebbe l’effetto contrario fortificando il voto al centrodestra. Non è nemmeno preoccupato per lo show di Crozza. “È molto simpatico – ha commentato l’ex presidente del Consiglio – è molto bravo e poi attacca tutti quanti”. Infatti, non sarà Crozza la vera “bomba” del Festival». Ma lo scoop vero è nostro, è di Globalist. (dino rosso)
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