Silvio, il solito paraculo del quartierino
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Silvio, il solito paraculo del quartierino

C'è il silenzio elettorale, ma Berlusconi riprende la scena nelle sue vesti di presidente del Milan. E i giornalisti zerbini lo assecondano.

Silvio, il solito paraculo del quartierino
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23 Febbraio 2013 - 19.30


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Le regole? Un optional. Le tangenti? Solo commissioni. Il Bunga Bunga, cene eleganti. I corrotti? Perseguitati dalle toghe rosse. E via via in un’autostrada di bugie e paraculate che resteranno nella storia politica di questa travagliata e deludente seconda repubblica.

Così, tentanto di respingere il sorpasso di Grillo, Berlusconi ha scelto di uscire di scena (ma non si sa mai…) ingloriosamente, come ingloriosamente era entrato in politica a suon di promesse false e strabordante uso delle televisioni.

Prima la lettera-inganno sul rimborso dell’Imu, degna parodia della “banda degli onesti” con Totò e Peppino impegnati a fabbricare banconote false nella tipografia clandestina. E siccome l’Italia è piena di polli o di persone, purtroppo, indifese, la “patacca” ha smosso decine di poveru pensionati che si sono presentati alle poste. Presi in giro.

Oggi, silenzio elettorale, Berlusconi si è presentato davanti ai microfoni nelle sue vesti di patron del Milan, in previsione del derby di domani. Degno del miglior trasformista. Conferenza stampa mandata in diretta da Sky. Lui, Silvio al centro e gli altri a reggergli il moccolo. Naturale per Galliani, un po’ meno – a giudicare dalla faccia – per Massimilano Allegri.

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Non so se, formalmente, sia una violazione del silenzion elettorale, perché il padrone del Milan ha parlato della partita contro l’Inter. Da un punto di vista sostanziale è l’ennesima paraculata. L’ennesima presa per i fondelli degli italiani, con la complicità di chi è caduto nel trucchetto, dolosamente o colposamente che sia.

Siamo all’ennesimo siparietto del teatrino berlusconiano, che stucchevolmente si ripete uguale a se stesso, compreso il giornalista zerbino che gli fa la domanda concordata dietro le quinte. Siamo al furbetto. Siamo all’Italia dove chi rispetta le regole è un fesso, dove la spregiudicatezza e la prevaricazione salgono al rango di valore etico. Siamo al paraculismo fatto così sistema, che perfino al suo ultimo giro di valzer Berlusconi non riesce a farne a meno. Al pari del rimmel, dei capelli tinti, dei tacchi, del fard e dello stuolo di zerbini e reggicoda talmente compresi nel ruolo da non accorgersi che tra non molto, riguardandosi, proveranno imbarazzo di se stessi.

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