Mario Monti non si sbilancia e ancora non rivela chi avrà l’appoggio del suo gruppo centrista, che alle ultime elezioni ha preso il 10%. Il premier uscente pone un limite: meglio tornare alle urne che avere un esecutivo anti europeista e contrario a portare avanti le riforme strutturali di cui l’Italia ha bisogno.
«La mia risposta è che dipende dall’alternativa», ha risposto Monti in una conferenza stampa nella sua sede di Scelta civica a chi chiedeva se l’Italia possa permettersi nuove elezioni con le tensioni sui mercati che persistono.
«Ogni elezione comporta un arresto dei processi decisionali. Se l’alternativa fossero un governo e una maggioranza orientati a interrompere il tragitto europeo dell’Italia e a interrompere quello delle riforme credo che sarebbero meglio nuove elezioni», ha detto il senatore a vita.
«L’Italia non è ingovernabile», sostiene Monti, tanto più che non ci sono «acute crisi finanziarie» come alla fine del 2011, quando prese le redini di un governo tecnico. Ma il nuovo governo dovrà «affrontare i problemi delle riforme strutturali e ribadire in modo costruttivo l’ancoraggio italiano alla Ue».
«Sono problemi che il Movimento 5 stelle non appare neppure lontanamente in grado di affrontare», dice in modo sbrigativo Monti, il quale ieri ha avuto un colloquio di due ore con Matteo Renzi, il sindaco Pd di Firenze ed indicato come il successore di Bersani alla guida del Pd.
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