Cacciari: Bersani non è un leader
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Cacciari: Bersani non è un leader

L'ex sindaco di Venezia parla della crisi politica: Napolitano può convincere M5s a votare una fiducia condizionatissima.

Cacciari: Bersani non è un leader
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8 Marzo 2013 - 15.36


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In un’intervista al quotidiano online [url”ilsussidiario.net”]http://www.ilsussidiario.net/News/[/url], il filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari spiega quali passi dovrebbe compiere per lui il Pd per avere una maggioranza solida. Bersani è una persona «per bene, onesta, capace ma assolutamente inidonea a fare il leader in una situazione così drammatica per il Paese e con un partito che di fatto deve ancora nascere». «Non penso che in questa fase iniziale possa muoversi altrimenti che con Bersani – dice -. Tuttavia, in generale, in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, il segretario non è di certo quella figura di rilievo e statura tali da disporre dell’autorità per condurci in qualche porto. Avrebbe potuto farlo se, al limite, dietro di lui ci fosse stato un partito reale. Ma il Pd no lo è».

Dopo aver escluso che il Pd possa allearsi con il Pdl, Cacciari rimette tutto nelle mani di Napolitano. «Può convincere l’M5S a votare una fiducia condizionatissima ad un governo targato Pd – dice -. E, se l’M5S non vuole Bersani, indichi un altro premier. In alternativa, si può ipotizzare un governo tecnico-bis, dal profilo diverso da quello del governo Monti. Non più economico-finanziario, ma per così dire, culturale-morale, retto da una personalità come Gustavo Zagrebelsky o Stefano Rodotà».

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«Negli altri Paesi europei – aggiunge Cacciari – ciò che conta è la struttura. I leader sono importanti, certo, e lo
sono sempre di più. Ma i partiti possono farne a meno. In un contesto del genere, Bersani poteva anche andar bene. Ma in
Italia, piaccia o meno, la funzione della leadership carismatica è decisiva. E Bersani ne è evidentemente privo».

Il filosofo, nel chiarire cos’ha di diverso l’Italia dagli altri Paesi, dice che «Non esistono partiti ma opinion leader, sulle spalle delle quali si reggono dei movimenti. Ora, se si pensa che il 75% degli italiani ha espresso le proprie preferenze non per un partito, ma per un capo, ci troviamo di fronte ad una situazione assolutamente catastrofica per un regime democratico».

A giudizio di Cacciari «il Pd non è ancora un partito perché in questi ultimi due anni la sua condotta è stata costantemente strabica e schizofrenica. Un giorno l’alleato era Vendola, un altro Monti. Hanno cercato di combinare
l’incombinabile, condannandosi all’afasia. Laddove si è costretti alla contraddittorietà, non si può fare altro che
dire cose insensate».

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Cacciari rimprovera: «È stato illuso l’elettorato con una prospettiva di rinnovamento, attraverso le primarie; ma, finite le primarie si è detto: “era solo spettacolo, cali il sipario. È finita”».

Bersani, dice, «è finito. Questo è il suo ultimo giro. Se si torna a votare tra poco tempo, uno o due mesi come in Grecia, sarà lo stesso Bersani a fare – come si suol dire – un passo indietro». Cacciari prevede che al suo posto sci sarà «sicuramente una donna. Molto probabilmente, Anna Finocchiaro», conclude.

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