Messori (M5s): impresentabili alle Quirinarie? ...così è il web
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Messori (M5s): impresentabili alle Quirinarie? ...così è il web

Prima di tutto la sovranità popolare, spiega il grillino dal blog. Deputati e senatori grillini sono soltanto portavoce dei cittadini, in una nuova dimensione concettuale.

Messori (M5s): impresentabili alle Quirinarie? ...così è il web
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14 Aprile 2013 - 17.02


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“C’è chi lamenta la presenza di alcuni
nomi ‘impresentabili’ nella lista uscita fuori dalle
Quirinarie. Legittimo e comprensibile”. Ma, detto questo, c’è
una “sovranità popolare, concetto di cui molti si riempiono la
bocca ma di cui evidentemente non sono pronti a rispettare le
estreme conseguenze” che viene espressa dal web con il voto on
line.

Lo scrive nel suo blog Claudio Messora, responsabile della comunicazione del gruppo 5 Stelle al Senato. E mette in evidenza che deputati e senatori
grillini sono soltanto “portavoce” dei cittadini, “in una nuova
dimensione concettuale – scrive Messora – che capovolge la
poltrona e vi fa sedere sopra gli elettori, con gli eletti
sotto a reggerla sulle spalle e seguire la rotta impartita.
Questo è il ‘metodo’. Ora, il metodo ha prodotto questo o quel
nome, non a tutti gradito, ma potrebbe l’eletto contestarlo o
rifiutarsi di votarlo? La Costituzione glielo consente, certo,
ma il contratto politico che ha assunto con la base no”.

“Qualcuno fa notare – scrive Messora
sul blog – che tra i nomi finiti in nomination per il
referendum di domani sul nuovo presidente della Repubblica vi
sono anche alcuni europeisti (o euristi) convinti. Su tutti
Romano Prodi, che dell’ingresso dell’Italia nell’euro è stato
artefice (nonostante perfino i tedeschi sapessero che non
avevamo le carte in regola per entrare). Ma anche Emma Bonino,
grande amica di Mario Monti, con il quale ha condiviso lunghi
anni alla Commissione Europea (e anche qualche guaio
giudiziario)”.

Messora ricorda quanto aveva scritto già un anno fa, in
particolare il fatto che “un eletto del Movimento Cinque Stelle
siede su una poltrona ma non conta niente e non decide niente:
si limita a chiedere al Movimento qual è la sua posizione e
attende. Il Movimento usa la Rete, consulta le intelligenze al
suo interno e formula la sua proposta. L’eletto esegue”
“Ecco – prosegue oggi il responsabile comunicazione M5S al
Senato – il referendum online è uno dei metodi: i nomi sono il
risultato. Il Movimento Cinque Stelle ha chiesto alla sua base,
utilizzando un processo che implica l’accettazione di alcune
regole (può votare chi ha certificato la sua identità al 31
dicembre 2012 e così via), quali fossero i candidati da
mandare in ‘nomination’ e che sarebbero stati successivamente
votati. La base, certificata, ha prodotto una serie di
proposte. Il ‘metodo’ ha selezionato, tra gli altri, Romano
Prodi ed Emma Bonino, ma anche la Gabanelli, Gino Strada,
Rodotà, Zagrebelsky, il giudice Caselli, il premio nobel Dario
Fo, Grillo e il magistrato Imposimato (che è quello, per
inciso, che ritiene che dietro alle strategia della tensione ci
sia il Gruppo Bilderberg, lo stesso frequentato da Monti, dalla
Bonino e da Prodi)”.

Messora mette in chiaro che “chi
pensava di andare in Parlamento a ribaltare un’altra volta la
poltrona, per mettercisi comodo sopra a dissertare sui massimi
sistemi – così scrive – ha probabilmente sbagliato parte
politica, o non ha capito niente. E niente ha capito chi ha
sostenuto il Movimento fino ad oggi nella legittima speranza
che le sue convinzioni prevalessero, ma con la segreta pretesa
che, una volta eletti, i candidati avrebbero poi sostenuto
autonomamente questa o quella posizione ideologica,
fregandosene del metodo e ‘scilipotando’ in base all’aria che
tira o alla propria ‘coscienza’ (giustificazione che vien
sempre bene)”.

“L’unico vero tradimento che un parlamentare a Cinque
Stelle può fare – dice – è tradire il mandato continuo e
costante che la sua base gli conferisce, peraltro reso ancora
imperfetto dall’assenza della tanto sospirata piattaforma di
democrazia liquida (so che c’è una squadra di ragazzi che ci
lavora giorno e notte, senza sosta). E chi parla di
‘tradimento’, così come chi sorride credendo di avere
dimostrato che il Movimento avrebbe dato prova di una presunta
incoerenza o malafede, è indietro cento anni luce rispetto
all’unica dimensione ideologica che davvero sottende questo
grande esperimento di trasformazione democratica: restituire la
parola ai cittadini e lasciarli liberi di scegliere,
ispirandosi ai principi della democrazia diretta, del loro
proprio destino. Qualunque sia la loro scelta. Altrimenti,
sarebbe come se in uno Stato che prevede la possibilità di
svolgere libere elezioni, i funzionari ministeriali decidessero
di mettersi a contestare i risultati degli equilibri politici,
definendoli prima sgraditi e poi dichiarando di non rispettarne
le conseguenze. Sarebbe possibile una cosa del genere, senza
uscire contemporaneamente dalla storia e trasformarsi in una
tirannide, in una dittatura o in un sistema completamente
caotico?”. Detto questo, conclude, “io personalmente mi auguro
che il referendum finale di domani indichi nominativi diversi
da quelli contestati.

Ma se così non dovesse essere, non
parlerò di ‘tradimento’, ma di successo di un metodo che
finalmente restituisce la parola ai cittadini (e che dimostra
che il Movimento Cinque Stelle ha tanti ‘capi’ quanti sono gli
elettori che scelgono di certificarsi, e tanti ‘dipendenti’
quanti sono gli eletti)”.

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