Al via il voto per il capo dello Stato
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Al via il voto per il capo dello Stato

Al via le elezioni del successore di Giorgio Napolitano. Due sessioni. Oggi sono previste due sessioni di voto: alle 10 e dopo le 15. La Lega annuncia di votare Marini.<br>

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18 Aprile 2013 - 10.07


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Tutto è pronto per la prima votazione. Al via la prima riunione del Parlamento in seduta comune per l’elezione del nuovo capo dello Stato, fissata alle 10, con Franco Marini avanti ai nastri di partenza. Deputati, senatori e i delegati regionali stanno facendo il loro ingresso nell’aula della Camera. A presiedere la seduta sarà la presidente della Camera Laura Boldrini, affiancata dal presidente del Senato Piero Grasso.

L’ex presidente del Senato, indicato dal Pd dopo una discussa intesa con il Pdl, deve però superare la soglia di 672 voti (su 1007 grandi elettori) necessaria nelle prime tre votazioni.

A sfidare Marini è Stefano Rodotà, il candidato ufficiale del Movimento 5 stelle sul quale però dovrebbero convergenre anche altri voti, a partire da quelli di Sel che stamattina hanno deciso di puntare sul giurista e quelli dei renziani e di molti esponenti del Pd. Sulla carta Marini dovrebbe contare su 706 voti, visto che dagli 835 elettori di Pd, Pdl e Scelta civica bisogna sottrarre i renziani (51), Sel (42) e Lega (36). L’atteggiamento della Lega resta incerto.

Le quattro cabine in legno allestite davanti allo scranno del presidente della Camera sono pronte ad accogliere i 1.007 grandi elettori, 319 senatori, compresi i 4 a vita, 630 deputati e 58 delegati regionali. Le schede con i nomi dei candidati saranno deposti nell’insalatiera, come è stata ribattezzata la grande urna in vimini ricoperta di raso verde con decorazioni dorate. Per primi, in ordine alfabetico, voteranno i senatori, poi i deputati ed infine i delegati regionali. Per esprimere il voto è obbligatorio adoperare una matita simile a quella usata nella cabina elettorale dai cittadini. Vietato utilizzare biro o penne stilografiche. Per evitare brogli, le schede sono di colore diverso ad ogni nuova votazione. Divieto assoluto di portare in cabina il cellulare.

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Ore 11:03 – Conclusa la prima chiama dei senatori. È in corso la prima chiama dei deputati.

D’Alema sceglie Marini – «Il risultato» del «sofferto confronto è stata la convergenza attorno a Marini. Tale scelta è stata discussa e approvata dai nostri gruppi parlamentari. Un partito serio, non solo per la validità in sé della scelta, ma anche per dimostrare la sua affidabilità, non può che comportarsi con coerenza». Massimo D’Alema ha quindi votato per Franco Marini.

Marini, nessuna scissione interna – «Stamattina De Mita mi ha fatto una telefonata, mi ha fatto molto piacere. È una battaglia dura e spero si possa fare bene. L’augurio è che il mio partito possa ritrovare una forte unità oggi. Scissione? Ma quale scissione». Sono le parole di Franco Marini rilasciate ai microfoni di Tgcom24 fuori dalla sua abitazione.

Lega riunita, sì a Marini alla prima votazione – «C’è diffidenza nella politica e servono segnali di speranza per restituire credibilità al Palazzo. Seguiamo l’esempio delle’elezione di Grasso e Boldrini. Cerchiamo di interpretare la domanda di cambiamento. Chiuderci qua dentro per eleggere un garante del rapporto con i berlusconiani sarebbe un errore», ha aggiunto Vendola. «Il patto di governo Pd Pdl sarebbe il suicidio del Pd e la fine del centrosinistra. Come si fa a dire che la candidatura di Marini unisce se poi spacca il centrosinistra?». «Oggi sosterremo uno dei nostri, la Dal Lago», lo dice Umberto Bossi al suo arrivo al gruppo della Lega alla Camera.

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Marino voterà Rodotà – «Voterò convintamente Rodotà perché rappresenta il cambiamento che serve al Paese e perché può rappresentare l’Italia di oggi e di domani». Così il senatore dimissionario del Pd e candidato del centrosinistra a sindaco di Roma Ignazio Marino prima di entrare a Montecitorio.

Pdl ottimista: ci sono 177 voti di margine – Con il sì di Lega e Scelta Civica già dal primo turno, Pdl ottimista sul via libera subito a Franco Marini. Sono 177 i voti di margine, mentre i dissidenti, viene calcolato dal partito di via dell’Umiltà, non dovrebbero superare la centinaia.

Primo scrutinio: al Colle solo Cossiga e Ciampi – Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi: sono solo loro tra gli undici presidenti della Repubblica ad essere stati eletti al primo scrutinio. Luigi Einaudi, primo presidente eletto secondo le regole stabilite dalla Costituzione nel 1948, salì al Colle dopo 4 scrutini così come il suo successore Giovanni Gronchi (1955). Antonio Segni, nel 1962, fu eletto al nono scrutinio e, appena due anni e mezzo dopo, Giuseppe Saragat, dovette aspettare il ventunesimo voto. Ma il record di votazioni è di Giovanni Leone, eletto presidente al 23/mo scrutinio. Dopo le sue dimissioni a salire al Colle dopo 16 votazioni fu Sandro Pertini. Due record in uno, invece, per Francesco Cossiga che passò al primo turno diventando il più giovane Presidente della Repubblica italiana. Sedici votazioni, invece, per Oscar Luigi Scalfaro mentre il suo successore, Carlo Azeglio Ciampi ricalcò il successo di Cossiga venendo eletto al primo scrutinio. Giorgio Napolitano, infine, dovette aspettare il quarto scrutinio.

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