L’esecutivo di Enrico Letta ha ottenuto la fiducia dai deputati. I voti favorevoli sono stati 453, i no 153, mentre gli astenuti sono stati 17. Hanno votato 606 deputati. Domani si aspetta il voto al Senato.
Il discorso programmatico del presidente del Consiglio Enrico LettaSenza crescita e senza coesione l’Italia è perduta. L’Italia invece può farcela. (…) La riduzione fiscale senza indebitamento sarà un obiettivo a tutto campo, innanzi tutto sul lavoro”. Così Enrico Letta nel discorso con il quale il premier ha chiesto la fiducia alla Camera. Atteso poco dopo le 20 il voto, domani nel primo pomeriggio il via libera del Senato.
Dopo aver ringraziato Giorgio Napolitano per lo “straordinario spirito di dedizione alla comunità nazionale con il quale ha accettato la rielezione al secondo mandato” e i presidenti delle Camere per la collaborazione di questi giorni, Letta ha ricordato le parole del capo dello Stato, che ha concesso ai partiti “un’ultima opportunità” di servire il Paese. E’ un “linguaggio sovversivo della verità”, che Letta ha detto di fare proprio, ringraziando per la lealtà e il sostegno avuto Pierluigi Bersani.
“La prima verità è che la situazione economica dell’Italia è ancora grave, il debito pubblico rischia di schiacciare per sempre le generazioni future”. Il Governo Monti ha fatto molto, ma bisogna recuperare margini di manovra riorientando alla crescita l’azione dell’Unione europea.
“L’Europa è in crisi di legittimità ed efficacia proprio quando tutti i cittadini ne hanno più bisogno. Non ci possono essere vincitori e vinti se l’Europa fallisce questa prova. Se otterrò la vostra fiducia da domani, immediatamente, visiterò Bruxelles e Berlino”, ha detto Letta rivolgendosi ai deputati.
“Questo Parlamento ha già mostrato di poter dare un contributo innovativo all’Europa. (…) Di solo risanamento l’Italia muore. Dopo più di un decennio, le politiche per la crescita non possono più attendere, tante famiglie sono nello scoramento” che rischia trasformare il disagio sociale in atti irresponsabili, come dimostra, ha ricordato Letta, la sparatoria di ieri davanti a Palazzo Chigi.
“Vogliamo ridurre le tasse sul lavoro: quello stabile, quello sui giovani e sui neo assunti”.
Le riforme istituzionali devono partire sulla base del lavoro di una Convenzione, ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta. Sulle riforme il fronte
si allarga anche alle forze di opposizione. C’è “una via stretta ma possibile” per la riforma istituzionale. “In questa materia abbiamo assistito troppo spesso ad avvio di percorsi che apparivano come risolutori e si sono infranti contro veti reciproci e contrapposizioni dannose nonostante i richiami del Capo dello Stato”. Per sottrarre questa materia ai veti della politica “sarebbe bene che il Parlamento adottasse le sue
decisioni sulla base di proposte formulate da una Convenzione” che lavori fin da subito.
Tra gli obiettivi del governo c’è il superamento del bicameralismo, l’istituzione di un Senato delle Regioni e l’abolizione delle Province: “Bisogna superare bicameralismo paritario, affidando a una sola Camera il compito di dare la fiducia. Dobbiamo istituire una seconda Camera, il Senato delle Regioni e delle autonomie, anche su una base di una chiara ripartizione delle competenze”. Inoltre, è necessario “abolire definitivamente le province”.”Questo – ha aggiunto – non significa perseguire politica di tagli indifferenziati, dobbiamo valorizzare Comuni e Regioni per rafforzare le loro responsabilità. Bisogna poi chiudere la partita del federalismo fiscale, rivedendo il rapporto tra centro e periferie, valorizzando le autonomie speciali”.
Le ultime elezioni devono essere le ultime tenutesi con il sistema del Porcellum. Lo sottolinea il presidente del Consiglio Enrico Letta nel discorso programmatico alla Camera che precede la richiesta del voto di fiducia. “Non possiamo più accettare parlamentari che i cittadini non possano individuare come meritevoli. Meglio della legge attuale sarebbe il ripristino della legge precedente”, aggiunge il premier che si sofferma poi su altre riforme: “Dobbiamo superare il bicameralismo paritario, evitare ingorghi istituzionali affidando a una sola Camera il compito di conferire o ritirare la fiducia al governo. L’altra Camera dovrebbe avere competenze legate alle autonomie”.
“Il porto a cui siamo diretti si chiama Stati Uniti d’Europa, la nostra nave è la democrazia. Non dobbiamo sognare i sogni degli altri, abbiamo il nostro sogno che è quello dell’unione politica europea”.
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