Letta con l'elmetto alla guerra di Siria
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Letta con l'elmetto alla guerra di Siria

Le battaglie che lo attendono sono quelle di casa. Ma presto l'indignazione a orologeria deciderà che Assad usa le armi chimiche. Bis iracheno.[Ennio Remondino]

Letta con l'elmetto alla guerra di Siria
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Ennio Remondino Modifica articolo

2 Maggio 2013 - 09.44


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di Ennio Remondino

Viva Padre Pio. Per fortuna Mario Walter Mauro, neo ministro alla difesa e saggio di Napolitano, non solo arriva da Comunione e liberazione (e dal Pdl), ma sopratutto nasce a San Giovanni Rotondo, il paese del Gargano dove si sono espressi i miracoli di San Pio da Pietrelcina. E qualche beata ispirazione non guasterebbero oggi al neo ministro: i Marò da liberare da De Mistura, gli F-35 da contestare al costruttore, le 50 B61 ospitate ad Aviano, e le 20 a Ghedi. Che sono, ulalah, bombe atomiche. Da rottamare (alla Renzi) e non da rimodernare. Ma il peggio incombente è altro. La guerra dell’orgoglio col pennacchio di ogni governo che si rispetti. D’Alema fu con le bombe umanitarie. Berlusconi con Bush ad inseguire i fantasmi delle armi di distruzione di massa di Saddam. Sarkozy a liberare la Libia e Hollande il Mali. Non ne è andata bene una, ma la Siria di domani, a chi tocca?

Dal fronte. Non conosco abbastanza bene la Siria e quella guerra per districarmi nelle strategie di guerriglia e controguerriglia. Ma i fatti parlano chiaro. Nell’ultima settimana nel Governatorato di Al Qusayr, tra Homs e il confine libanese, infuria la battaglia tra l’Esercito siriano che gode del supporto dalla poderosa 450° Divisione dell’Aeronautica e da unità di élite di Hezb’Allah, contro i ribelli che ne avevano preso il controllo da mesi assicurandosi il corridoio di collegamento con il mare. Contemporaneamente, nell’aeroporto militare di Minnigh, alla periferia di Aleppo e non lontano da confine con la Turchia, gli insorgenti moltiplicano gli attacchi contro le truppe governative per insidiarne le vie di rifornimento. Situazioni di quasi equilibrio tecnico militare con minacce di ‘Shabat al Nursa’, il gruppo jihadista anti-Assad, rivolte ora contro il Libano Hezb’Allah.

Così non si vince. La guerra si trascina e la partecipazione emotiva del mondo di affloscia. Ad Aleppo il 22 aprile vengono rapiti due Vescovi, il siro-ortodosso Gregorios Yohanna Ibrahim e il greco-ortodosso Boutros Yazigi, favorevoli alla risoluzione della crisi attraverso il dialogo, rilasciati due giorni dopo. L’agguato non è stato rivendicato da alcun gruppo. Ma il giorno stesso del rilascio dei due Vescovi, è Itai Bru, Capo della “Divisione Ricerca dell’Intelligence Militare Israeliana” (l’Aman) a parlare. Tornano i prelati assieme alle armi chimiche. Si ripropone con forza l’avvenuto utilizzo di armi chimiche da parte dell’esercito di Assad, come dimostrerebbero alcune fotografie di cadaveri con pupille dilatate e la schiuma alla bocca che indicherebbero l’inalazione di gas “Sarin” secondo le indicazioni fornite da Francia e Gran Bretegna sin dall’estate 2012. Vecchia polemica.

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Fonti sospette.
Dall’aprile 2012 le emittenti arabe “Al Jazeera”, del Qatar, e “Al Arabiya” dell’ Arabia Saudita diffondono notizie -subito riprese da Tv statunitensi ed europee- dell’utilizzo di armi chimiche da parte dell’Esercito siriano contro civili e ribelli, indicandone luoghi e proponendo dei video non decisivi ma certamente orrendi. Cadaveri filmati a Homs (aprile e luglio), Dar’a (giugno) e Dayr al Zawr (luglio). I media veicolano le immagini corredandole da testimonianze rese da medici che denunciano sintomi da attacchi chimici fra i feriti colpiti dai lealisti. Nel dicembre successivo, “Al Jazeera” diffonde video di vittime di un bombardamento con uso di gas eseguito dalla truppe di Assad a Homs nei quartieri di al Bayyada, al Halidiya e Dayr Ba’alba che avrebbero causato 5 morti e una cinquantina di feriti. Ma quelle armi di distruzione di massa non convincono.


Quei gas a convenienza.
Secondo “Nbc News”, emittente del locale Consiglio Rivoluzionario, i medici a Homs avrebbero allora “verificato che si tratta di un gas velenoso”. Ancora più duro e circostanziato, un articolo di Josh Rogin su “Foreign Policy” in cui si sostiene che secondo l’inchiesta eseguita dal Consolato USA a Istanbul “le persone intervistate hanno portato argomenti convincenti sull’uso dell’Agente 15 [.] e sarebbero state curate con l’atropina”. Peccato che l’autore dell’articolo fu costretto a ritrattare una settimana dopo per le palesi contraddizioni e la non verosimiglianza della notizia, anche perché i video diffusi dagli attivisti provavano il contrario.
Resta l’attenzione non casuale di alcuni media occidentali e israeliani al tema dell’arsenale chimico siriano realizzato negli anni ’70 dall’allora Unione sovietica con gas Sarin, Iprite e gas nervino.

Dettagli sospetti. Secondo il mainstream mediatico arabo e occidentale di Francia, Gran Bretagna e Israele, l’arsenale chimico siriano è più ricco, dettagliato e noto delle opere d’arte in mostra al Louvre o dei prodotti offerti in vendita via internet da Amazzon. Iniziamo con “circa” 600 tonnellate di gas Sarin, 200 (sempre tonnellate) di Iprite e circa 100 (ton) di gas nervino VX. Su quest’ultima sostanza mortale mancano dettagli. Questo quasi migliaio di tonnellate di morte chimica potrebbero viaggiare su oltre 600 testate di missili balistici Scud B, C e D (cose dei tempi di Saddam), disseminati essenzialmente sull’asse Damasco – Aleppo: stabilimenti di produzione ad Aleppo, Al Safirah, Latakia, Hama, Homs; laboratorio di ricerca nella capitale; impianti chimici di supporto a Damasco e fra Latakia e Tartous; depositi a Homs e Damasco. Ovviamente Assad nega.

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Gli Usa quatti quatti. Pressati da ribelli, Israele, Francia, U.K., Arabia saudita e Qatar, gli americani mantengono un basso profilo. Sulle armi di distruzione di massa hanno già incassato la testa di Saddam nel 2003 e non vogliono esagerare. Peggio ancora nel 1988 quando, proprio con le loro armi chimiche fu l’Iraq dell’allora amico Saddam a massacrare iraniani e kurdi. Ma peggio ancora, il rischio che l’arsenale di Assad possa cadere nelle mani di alcune delle fazioni degli insorti in possesso del know-how per usare il materiale ma non controllabili dal ‘Consiglio nazionale Siriano’. L’ipotesi più probabile è, ancora una volta il “modello libico”. Ottenere dal Consiglio di sicurezza Onu l’imposizione a Damasco di una “no fly zone” che muterebbe il quadro delle Forze in campo, visto che nonostante gli aiuti i ribelli non sono in grado di sconfiggere l’Esercito siriano.

I spendo e tu combatti. Poi, Russia e Cina permettendo, l’Europa con mano Nato farà un’altra guerra in conto terzi. E i tempi dei Gas siriani, veri o presunti, si avvicinano. I preparativi per una nuova guerra sono in febbrile accelerazione dopo l’incontro fra il Presidente Usa e il Premier israeliano a marzo. Gli Usa installano le batterie di missili Patriot lungo il confine turco-siriano per impedire eventuali attacchi dalla Siria e Ankara. Con la mediazione statunitense si riallacciano i rapporti con Tel Aviv interrotti dal maggio 2010, dopo l’assalto israeliano alla “Freedom Guerrilla” che uccise 9 pacifisti turchi. Gli stessi Usa stipulano contratti per 10 miliardi con Israele, di cui 3 per armamento di ultima generazione. Arabia Saudita ed Emirati tirano fuori altri 250 milioni per veivoli d’attacco al “Consiglio Nazionale Siriano”, creatura militarmente e politicamente decisamente incerta e inaffidabile.

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Verso il Gran Finale. Rinforzata la Giordania con la prossima creazione di una buffer zone (zona cuscinetto) lungo il confine con la Siria e l’invio di 200 militari delle Unità d’Elite per addestrare i ribelli, gli Usa incassano la nomina del cittadino americano di origine siriana Ghassan Hitto a capo del neonato “Governo Transitorio Siriano”. Sul fronte libanese, l’Arabia Saudita appoggia la vittoria a Premier del sunnita Tamman Salam, vicino a Riyadh, al posto del dimissionario Majib Mikati, contiguo ad Hezb’Allah ora in difficoltà per l’appoggio fornito alla Siria e per il drone abbattuto da Israele mentre nell’area di Haifa. Israele rinforza le difese sul Golan e realizza una buffer zone sulle alture dopo aver bombardato a Jamraya un sito di ricerche su materiale non convenzionale. L’Iran, dopo lo stallo del negoziato in Kazakistan e alla vigilia delle elezioni di giugno è sempre più solo.

P.S. A proposito delle armi chimiche e del misterioso “Agente 15”, che non è una spia con licenza di uccidere. Il suo vero nome è “3-chinoclidinile benzilato”, noto anche come BZ, ed è un agente chimico di derivazione militare. Sintetizzato nel 1951 nei laboratori Hoffmann-La Roche, iniziò ad essere utilizzato come arma bellica agli inizi degli anni ’60 dagli Stati Uniti. È un composto inodore, solubile in acqua e in solventi organici, estremamente persistente nell’ambiente. Il BZ, ingerito o inalato, blocca l’azione dell’acetilcolina, impedendo le normali funzioni superiori del sistema nervoso, quali la memoria, il pensiero logico, l’attenzione e la comprensione. Altri disturbi sono: allucinazioni, atassia, disturbi psicologici, isteria, tachicardia. Si ritiene che questo agente chimico sia stato utilizzato dalle forze russe contro i ceceni durante il sequestro al Teatro Dubrovka nel 2002.

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