Il Pdl si oppone alla Kyenge sullo Ius soli
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Il Pdl si oppone alla Kyenge sullo Ius soli

Per Maurizio Gasparri è impraticabile e Bernini è d'accordo: le affermazioni del ministro sono fuori luogo e non fanno parte del programma di governo.

Il Pdl si oppone alla Kyenge sullo Ius soli
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5 Maggio 2013 - 18.42


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Al primo posto nell’agenda del ministro per l’Integrazione Cècile Kyenge la legge per lo Ius soli. E non tardano ad arrivare i commenti del Pdl. «Il ministro Kyenge insiste. Ma una cosa è voler rafforzare le politiche di integrazione garantendo diritti agli immigrati regolari, un’altra imporre lo ius soli. La cittadinanza automatica per il solo fatto di nascere in Italia non è praticabile. L’azione del governo deve piuttosto essere volta a far rispettare le leggi vigenti». Lo dichiara il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri (Pdl).

«Una task force -prosegue- che veda interessata anche il ministro Kyenge per verificare la reale condizione dei tanti immigrati presenti in Italia sarebbe un primo passo. Si deve iniziare col dare dignità a chi è giunto in Italia e vive regolarmente, nella legalità, procedendo invece con rapide espulsioni di tutti gli irregolari che delinquono».

«Le norme sul reato di immigrazione clandestina vanno rispettate – continua Gasparri – e il ministro sa bene che su esse non è lei a poter decidere. Si tratta di regole giuste che vanno applicate, magari facendo in modo che episodi terribili come quello della ragazza di Livorno, il cui presunto omicida – conclude – è un immigrato noto alle forze dell’ordine per il quale era scattata l’espulsione, siano decisamente evitati».

Anche Renato Schifani è della stessa opinione: «Non si esageri e si usi maggiore cautela anche da parte dei membri del governo. Quello del ministro Kyenge, che annuncia urbi et orbi che il reato di immigrazione clandestina andrebbe abrogato ed un ddl sullo ius soli nelle prossime settimane, è soltanto l’ultimo episodio».

«Ma è sintomatico – ha aggiunto il presidente dei senatori del Popolo della libertà – di un atteggiamento che non tiene in alcun conto il ruolo del Parlamento e il necessario coordinamento con i capigruppo della maggioranza, richiamato espressamente dal presidente del Consiglio nel suo intervento. Non si possono fare proclami solitari, senza che gli argomenti siano discussi e concordati in un ambito collegiale».

«Ci auguriamo – ha concluso – che si cambi rapidamente registro e ci si renda conto che il governo attuale è fatto di larghe intese e dunque di scelte comuni. Le iniziative personali ed i diktat, come quello di Fassina e compagni sul presidente Berlusconi, non inducono all’ottimismo».

«Le opinioni politiche di Cecile Kienge su cittadinanza e reato di immigrazione clandestina sono perfettamente legittime se espresse a titolo personale, ma fuori luogo se pronunciate nelle vesti di ministro della Repubblica in un governo di coalizione che vive anche grazie al sostegno del Pdl, e ai suoi voti sui singoli provvedimenti»: così la senatrice Anna Maria Bernini portavoce vicario del Pdl.

«Il ddl sullo ius soli e l’abolizione del reato di immigrazione clandestina – aggiunge – non solo non sono delle priorità di questo momento, ma piu’ in generale non fanno parte di quell’agenda di governo su cui Enrico Letta ha incassato la fiducia delle Camere. Sarebbe opportuno che il Presidente del Consiglio chiarisse bene ai suoi ministri quali sono i confini politici e programmatici di questo esecutivo, al fine di evitare episodi di destabilizzazione. Le assolute priorità su cui deve ora concentrarsi l’attività di governo sono l’abolizione dell’Imu e la riduzione della pressione fiscale su lavoro e imprese».

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