Civati: non torniamo ora al Pd delle correnti
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Civati: non torniamo ora al Pd delle correnti

In attesa dell’assemblea del Pd, Globalist intervista Giuseppe Civati: chiudersi in un dibattito interno sarebbe un errore. Le Primarie? Necessarie. [Fabio Luppino]

Civati: non torniamo ora al Pd delle correnti
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8 Maggio 2013 - 16.36


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di Fabio Luppino

In attesa dell’assemblea del Pd, Globalist intervista Giuseppe Civati. Contrario alle larghe intese, il giovane deputato rappresenta una coscienza critica del Partito democratico in evidente crisi di identità e con il gruppo dirigente dimissionario. Qualche piddino parlava di espulsione per lui, altri ipotizzano una possibile scissione. Lui: l’unica scissione è del Pd rispetto al suo elettorato.

Si parla di nomi in vista dell’assemblea del Pd. Nessuno si preoccupa della politica. Non bisognerebbe iniziare da qui? Dal chi siamo?

Per definire chi siamo dobbiamo fare un congresso aperto, senza trucchi e trucchetti. Cambiare le regole ora per chiudersi in un dibattito tutto interno sarebbe un errore clamoroso. L’ennesimo.

Congresso a ottobre o congresso subito?

Al più presto. L’importante è che sia una sfida aperta e contendibile.

Non sarebbe il caso di abbinare congresso ed elezione del segretario senza primarie in una fase di emergenza come questa?

Perché senza primarie? Non è proprio il caso di tornare ora al partito delle tessere e delle correnti.

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Crede ancora nel Pd? Perché non si candida a fare il segretario? Molti hanno fiducia in lei.

Mi sono candidato già, sei mesi fa. In tempi non sospetti, quando tutto sembrava in discesa per il Pd…

Tocci su Globalist ha scritto: ormai siamo una sinistra senza popolo. Che ne pensa?

Ne penso che Tocci dice sempre cose molto interessanti e condivisibili. E che la scissione più grave che finora abbiamo registrato è proprio quella tra il Pd e i propri elettori. In campagna elettorale, e in questi primi cento giorni…

Quanto peserà il tradimento degli elettori sul futuro del partito?

Già pesa parecchio, ma non è un tradimento, ma una precisa scelta politica.

Un partito vero, trasparente non dovrebbe, prima di ricominciare a discutere, dire ai propri elettori chi sono coloro che hanno bocciato Prodi nel voto segreto in Parlamento? Un segreto che fa pensare più alla massoneria che a un partito politico… Lei che idea si è fatto?

Penso che sì, conoscere i 101 non è un fatto secondario. E che dobbiamo partire da quello che è successo in questi giorni, perché non si tratta di errori, o di un caso, ma di scelte politiche conseguenti che ci hanno portato al governissimo.

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Cosa pensa di Renzi che, caduto Bersani, si sta defilando sul partito? Era pronto a fare tutto, premier e segretario, ora niente…

Non mi pare che Renzi si sia defilato, anzi. Aspetta il momento migliore per lanciarsi nella prossima sfida.

Si parla di separare la figura del segretario da quella del candidato premier. Non le pare un po’ ridicolo dopo quello che è successo? Cosa ne pensa?

Penso che di tutto questo si debba discutere durante la campagna congressuale, non prima.

Cofferati ha detto: il Pd rischia il suicidio. Cosa dovete fare per salvarlo?

Ripensarlo, mettendosi tutti in discussione, aprendo soprattutto a chi ora si dice deluso e preoccupato, a chi non abbiamo convinto in campagna elettorale.

La Finocchiaro reggente, come la giudica? Qualcuno dice che venga candidata perché donna e stavolta bisogna accettarla per forza. Una motivazione irriverente e poco rispettosa, non trova? E Cuperlo?

Non parlo di nomi, solo chiedo che il reggente sia reggente e non si candidi alla segreteria del Congresso. La candidatura che mi ha convinto di più in queste ore è quella di Pierluigi Castagnetti, che mi sembra uno dei pochi dirigenti del centrosinistra davvero super partes.

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Quanto peserà sul peso politico del Pd l’abbraccio mortale con Berlusconi?

Pesa già parecchio, soprattutto perché non sono stati chiariti i contorni e il profilo di questa collaborazione. Le larghe intese per ora sono molto vaghe.

Il futuro del Pd è nell’essere un partito decisamente di sinistra, radicale, libertario? Civati, Barca e lo stesso Cofferati hanno ancora ragioni sufficienti per starci dentro? Oppure si deve fare una nuova formazione politica inseme a Sel?

Si rimane nel Pd, nella speranza che ci entrino tutti quelli che lei ha citato e che Sel, perché no, scelga di unirsi alla nostra sfida.

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