Silvio il perseguitato: sono come Tortora
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Silvio il perseguitato: sono come Tortora

Il Cavaliere attacca la magistratura: vogliono intimidirmi ed eliminarmi. Intorno contestazioni, fischi e cori anti Berlusconi.

Silvio il perseguitato: sono come Tortora
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11 Maggio 2013 - 18.55


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Un pomeriggio carico di tensioni quello appena concluso ella Piazza Duomo di Brescia, tra urla, fischi, contestazioni, bandiere del Pdl bruciate e anche qualche sputo contro l’Audi A8 che trasportava l’ex premier. Poco dopo le 18è iniziato il comizio di Silvio Berlusconi: «Sono venuto qui in piazza per dirvi tre parole: io sono qui io sono qui e resto qui più determinato e convinto di prima», esordisce il Cavaliere prendendo la parola dal palco. Nelle ore precedenti in piazza sono stati regostrati diversi attimi di tensione e scontri tra manifestanti del Pdl, Pd, M5s e centri sociali.

«Siamo qui dopo un’altra settimana di assedio e violenza contro di me, ma se qualcuno pensava di scoraggiarmi si è sbagliato di grosso, se pensavano di intimidirmi si è sbagliato di grosso e resterà deluso», aggiunge mentre la folla è divisa tra chi lo incita e chi contesta sventolando bandiere e striscioni con scritto “in galera” o “vergogna”.

Ma Silvio continua: «Il Pdl non si fa spaventare e non si fa intimorire. Questo siamo noi e più noi diciamo amore è più forte è la loro invidia e odio. E quanto più vogliono buttarci addosso intolleranza e odio tanto più cresce il nostro amore e passione per libertà a difenderla e alla coesione».

Poi, arrivando al tema dato alla manifestazione dopo la condanna in secondo grado per i diritti Mediaset, il Cavaliere sferra il suo attacco contro la magistratura: «La giustizia, che calpesta il diritto alla libertà dei cittadini, interviene nella vita politica e vuole eliminarmi», afferma Berlusconi, avvertendo però che «l’assurda condanna su Mediaset non mi farà fare un fallo di reazione, come qualcuno ha sperato, continuerò a sostenere il governo».

«Questo governo – spiega – è un fatto storico, epocale. È successo solo nel 1947. Per la prima volta nella storia della nostra repubblica centrodestra e centrosinista si sono messi insieme per fare il bene del paese, varando le riforme e quei provvedimenti urgenti e necessari per rilanciare l’economia».

«Noi – insiste – crediamo in questo governo e lo sosterremo lealmente perché si è impegnato a realizzare quei provvedimenti per noi indispensabili per rilanciare economia».

Berlusconi insiste: «La riforma della giustizia è una necessità per gli italiani. Ieri ho visto un filmato e mi sono commosso. Tortora diceva ai giudici “Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi”». «I magistrati – prosegue – purtroppo non pagano mai per i loro errori», invece «devono rispondere come tutti i professionisti dei loro errori».

Non poteva mancare poi la consueta battuta. «Io non posso saltare, perché
sono al governo con loro…» dice Berlusconi ai suoi sostenitori che in piazza a Brescia si erano messi a saltare e scandire lo slogan “Chi non salta comunista è”, che a loro volta rispondevano al “chi non salta Berlusconi è” fragorosamente urlato dall’altra metà della piazza che contestava le parole del Cavaliere sulla giustizia.

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