Il malessere della sinistra
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Il malessere della sinistra

Prima Di Pietro, poi Travaglio, ora Grillo. Il male oscuro della sinistra è sempre più grave. Ma anche antico...

Il malessere della sinistra
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19 Maggio 2013 - 17.03


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Il successo politico del Cav. è tutto qui, in questo piccolo esempio. Il suo governo varò, nel 2011 se ben ricordiamo, l’Imu, studiandola in modo da penalizzare i ceti medi per salvaguardare i grandi patrimoni immobiliari. Infatti è una delle poche tasse non progressive, come prescriverebbe la costituzione. Era la logica conseguenza dell’abolizione dell’Ici su tutto. Non solo sulla prima casa, come fatto da Prodi, ma su seconde, terze e cinquantesime case di proprietà.

Poi le cose sono andate maluccio e così, arrivati sull’orlo del patatrac, il povero Monti l’ha tirata fuori dal cassetto e ne ha anticipato l’introduzione.

Ora la battaglia che Berlusconi avrebbe vinto è l’abolizione di parte della tasse che lui e Tremonti studiarono. Ma questo a sinistra interessa poco. Non interessa quel poveraccio, non interessa l’idea di rimodularla, come dice Letta, in modo da salvare i conti pubblici e i meno abbienti. Interessa di più, come ha detto Landini, dire che la priorità è il lavoro. Che poi un pensionato possa trovarsi a pagare una tassa superiore alla sua pensione a lui non interessa.

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Ma cosa ineteressa alla sinistra? Bisognerebbe mettersi d’accordo su cosa sia la sinistra: di certo non è l’apparato del Pd, inguardabile parafulmine degli insopportabili fulimini delle nuove destre: Grillo, Travaglio, Di Pietro (ieri).

La sinistra è un’idea, un sentire, una responsabilità. Tutto quello che manca nell’estremismo dannatamente irresponsabile di quelli che per noi sono i suoi veri nemici. Brutto momento, il trionfo degli opposti populismi. E il Cav., il più intelligente tra tutti i populisti, gongola….
Ma forse anche questa crisi sarà salutare: ci aiuterà a capire che il motivo per cui sinistra massimalista e sinistra riformista sono state sempre opposte, nemiche, è proprio questo. Non sono due anime nate dallo stesso filone, sono due culture incompatibili. E allora se finalmente si prenderà atto di questo e si smetterà di fingersi “cugini”, si sarà fatto un passo avanti. Fondamentale. Poi, certo, tra i riformisti, ci saranno sempre sfumature diverse, priorità diverse. Ma non ci sarà mai un punto di contatto con i massimalisti, che oggi si nascondono dietro il popolusimo forcaiolo e si avvalgono di un fatto su cui riflettere: la rete li aiuta, perchè veicola più facilmente un urlo, un’aggressione, che un ragionamento. Pensate quanto sucesso avrebbe un “estremo-sinistro” che in nome della lotta landiniana, al prossimo congresso del Pd, facesse come fece il Bombacci al famoso congresso di Livorno, quello della scissione tra socialisti e comunisti: salisse sul palco e estraesse il revolver. Bombacci, forse è arrivata l’ora del riscatto…

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