In 1 un metro e 20 di scheda ho trovato Marino
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In 1 un metro e 20 di scheda ho trovato Marino

Sono andato a votare per il sindaco di Roma e i molti candidati aumentano la confusione. [Giancarlo Governi]

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26 Maggio 2013 - 12.29


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di Giancarlo Governi

Sono andato a votare a Roma per il Sindaco. Mi hanno consegnato due fogli uno più piccolo per il Municipio e l’altro per il Comune lungo un metro e venti centimetri! Così lungo per fare posto a 19 candidati sindaci, di cui soltanto quattro veramente competitivi (Marino, Alemanno, Marchini e De Vito) gli altri 15 sono lì a fare confusione e basta perché hanno possibilità sotto lo zero.

Ad appoggiare questi 19 candidati a sindaco ci sono quaranta liste con i nomi più fantasiosi e spesso dai propositi oscuri, che propongono un mare di candidati più ignoti di quelli presi a caso dall’elenco telefonico, molti dei quali hanno riempito Roma di manifesti con le loro facce anonime  e ancora più ignote del loro nome. Ho visto molti lettori sgomenti davanti alla bacheca delle varie liste alla ricerca affannosa del loro candidato sindaco, che è poi l’unica cosa che conta. La democrazia può affogare anche nel suo eccesso.

Chi ritiene la democrazia un bene a cui non si può rinunciare sa per chi votare sempre. Magari si sbaglia però lo sa. Io in quei 120 centimetri di carta ho trovato subito il nome del “mio” Sindaco e ho fatto una bella croce sopra, ignorando tutto il resto, liste e candidati. Il bello della elezione diretta del Sindaco, l’unica cosa che funziona in Italia, è proprio questo. Infatti, prima della elezione diretta, che risale a 20 anni fa, i sindaci e le giunte duravano pochi mesi perché erano soggetti al ricatto dei partiti e delle correnti. Ora il sindaco eletto direttamente fa e disfa le giunte a suo piacimento e governa per cinque anni.

A monte bisognerebbe scoraggiare i velleitari con una selezione delle candidature più severe, chiedendo un numero di firme di presentazione molto elevato, in proporzione al numero degli elettori. Spesso si sente dire: il voto è segreto e quindi non dico a nessuno per chi ho votato. Questo proposito nasce da una considerazione sbagliata della segretezza: il voto è infatti espresso segretamente, nel segreto della cabina elettorale, come garanzia di libertà. Però nell’esercizio pieno della democrazia il voto può e forse deve essere divulgato. Siccome io credo a questo principio, dichiaro il mio voto: ho votato per Ignazio Marino, Sindaco di Roma Capitale.

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