Il cardinale come la Kyenge: abolire il reato di clandestinità
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Il cardinale come la Kyenge: abolire il reato di clandestinità

Antonio Maria Vegliò, responsabile delle politiche della Chiesa sui migranti: è qualcosa di indegno. Attenzione alle derive xenofobe.

Il cardinale come la Kyenge: abolire il reato di clandestinità
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16 Luglio 2013 - 09.30


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“Il reato di immigrazione clandestina è sbagliato, indegno e va abolito”. Lo ha affermato il cardinale Antonio Maria Vegliò, ministro di Papa Bergoglio per i migranti e gli itineranti, in un’intervista.

“La gestione del fenomeno dell’immigrazione è fondamentale. Anche dal punto di vista culturale – ha continuato Vegliò – altrimenti si rischia una deriva xenofoba pericolosa, con sviluppi che potrebbero anche sfuggire di mano. Bisogna stare attenti”.

Però, “pensare di essere superiori solo per il colore della pelle è orribile, è una bestialità. L’odio verso il diverso – ha continuato il Cardinale – è una tentazione che purtroppo è dietro l’angolo. Nasce dall’idea che gli uomini non devono essere considerati uguali”. Cosa fa la Chiesa per i migranti? “Non sta di certo con le mani in mano”, ha rimarcato il Cardinale.

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