Il Pd diviso, ma unito contro Renzi
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Il Pd diviso, ma unito contro Renzi

Io spero che il sindaco di Firenze vinca il congresso e poi che si vada al voto senza questo infame porcellum. [Giancarlo Governi]

Il Pd diviso, ma unito contro Renzi
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19 Luglio 2013 - 17.04


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di Giancarlo Governi

Sembra di essere in un vascello che sta affondando, quando tutti cercano di accaparrarsi i salvagente per non annegare. Così è tutta la politica italiana e così è in particolare il Pd.

In questa stessa pagina c’è un articolo che dice che [url”al Pd non resta che la scissione”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=46937&typeb=0[/url], come dire “arraffiamo un salvagente e buttiamoci a mare”. La storia della sinistra italiana, quella vera quella che nasce dalla grande matrice socialista, è storia di scissioni, di pezzi e filoni che si scompongono e si ricompongono, sempre nei momenti cruciali della storia, quando la sinistra da forza di opposizione spesso velleitaria stava lì lì per mettere mani e piedi in quella che Pietro Nenni chiamava “la stanza dei bottoni”.

Anche nella seconda Repubblica la sinistra, o perlomeno quel residuato bellico che ancora si chiama sinistra, ha vinto le elezioni tre volte e sempre si è messa in condizioni di non governare. Successe con Prodi due volte e ora con Bersani che ha vinto senza vincere ed è stato costretto ad andare con il cappello in mano da Napolitano per chiedergli di essere riconfermato visto che il Parlamento non era stato capace di eleggere un successore. A quel punto Napolitano ha dettato, come era prevedibile, le sue condizioni: mettere in piedi un governo basta sia, anche a costo di stringere con la controparte una alleanza innaturale, per far fronte alle urgenze del Paese e soprattutto a cambiare questo infame porcellum che ha fatto fallire tre elezioni e rischia di far fallire anche la quarta.

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Ora il Pd, diviso oramai in 12 correnti che brancolano nel buio e che non hanno più nessuno rapporto con la base, come si diceva una volta, sembrano tutte coalizzate nella impresa titanica di sbarrare la strada a Renzi, all’unico che mostra di avere idee progetti coraggio e anche sogni, e al quale si risponde dicendogli “perché non fai una bella scissione e ti levi dai coglioni e la smetti di attentare al nostro potere e soprattutto ai soldi che ci arrivano come rimborsi elettorali?”.

Io spero che Renzi tenga duro e faccia leva sugli elettori e i simpatizzanti perché al prossimo congresso vadano a votare per lui. Ma perché questo avvenga è indispensabile che l’apparatone del partitone che non c’è più non faccia muro e non imponga regole di chiusura, come quelle che impedirono a gente come Carlo Verdone di votare al ballottaggio delle primarie dell’anno scorso.

Perché il presidente Napolitano ci liberi da questo governo contro natura (un governo che costringe il Pd a votare contro le dimissioni di Alfano), è necessario che ci sia una nuova legge che ci sbarazzi del porcellum. Quindi sarebbe bene che sia lo stesso Presidente Napolitano a chiederlo esplicitamente, insieme ai moniti di non mettere in crisi il governo.

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Il nodo, non può non saperlo il presidente della Repubblica (anche se non ne parla più) fautore e garante di questo governo, è proprio il porcellum, che sta diventando un alibi di durata di un governo che prima si toglie di torno e meglio è per tutti. E che, senza un’altra legge elettorale, è destinato a governare lo sfascio finale dell’Italia.

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