Il Pd abbia la dignità di non inchinarsi di fronte a un condannato
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Il Pd abbia la dignità di non inchinarsi di fronte a un condannato

Il discorso di Berlusconi è politicamente eversivo. Di fronte a simili parole i democratici devono staccare la spina. Altrimenti la responsabilità diventa collusione.

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Gianni Cipriani Modifica articolo

1 Agosto 2013 - 23.57


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C’è poco da dire: il discorso del condannato Silvio Berlusconi è oggettivamente e politicamente eversivo, pieno di falsità, di flaccido anticomunismo da avanspettacolo, di riabilitazione dei ladroni di tangentopoli, di accuse stantie alla magistratura, di auto-celebrazione modello kazako e di auto-culto della personalità. Decisamente troppo anche per chi si sta abituando a chinare la testa.
Mettiamo da parte i sedicenti interessi degli italiani, sicuramente non tutelati dal governo – vorrei ma non posso – Letta. Lasciamo perdere i luoghi comuni o l’irresponsabilità mascherata da senso di responsabilità.
Se il Pd ha un sussulto di dignità, di rispetto dei suoi militanti, dei suoi elettori, degli italiani onesti e di chi quotidianamente combatte il crimine e il malaffare, stacchi la spina.
Non si è mai visto nella storia di un Paese democratico un condannato che detta gli ordini per riformare la giustizia.
Non c’è bisogno di essere settari per capire che esistono principi non negoziabili. E non c’è bisogno di troppa intelligenza politica per capire che oltre alcuni limiti la mediazione diventa collusione.
Non ho altro da dire. Aspetto – con poca fiducia – qualche fatto concreto che faccia respirare a questo disgraziato Paese aria di legalità, di etica e di rispetto (vero) per le istituzioni e per la Repubblica italiana nata dalla Resistenza.

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