“Dopo essere stato condannato per un crimine, è tempo che Silvio Berlusconi si ritiri dalla scena nazionale”. È quanto scrive il settimanale britannico The Economist [url”nell’articolo dal titolo Addio Silvio”]http://www.economist.com/news/leaders/21583269-having-last-been-convicted-crime-silvio-berlusconi-should-leave-national[/url], uno dei quattro che la testata dedica alla situazione italiana esprimendo anche un giudizio sostanzialmente positivo sul governo Letta.
“Nel suoi primi 100 giorni la coalizione di governo”, guidata dal premier del Pd, “ha fatto un esordio adeguato”. Ed è quindi necessario – si legge – che prosegua su questa strada, “per il bene dell’Italia e dell’intera eurozona”.
The Economist sottolinea che le cose stanno andando meglio per il Paese: “la sua moribonda economia sta mostrando segni di miglioramento”, sottolinea il settimanale rimarcando che l’uscita di scena del Cavaliere è necessaria proprio in un momento in cui “gli italiani hanno perso fiducia nella politica. Ora deve essere ristabilita mettendo per una volta la giustizia davanti all’opportunismo”.
“Il presidente Giorgio Napolitano – si legge ancora – ha saggiamente rimandato al mittente chi parla di grazia. Ma i sostenitori di Berlusconi, che credono che nella persecuzione da parte di una magistratura di sinistra, vogliono che lui mantenga il suo seggio al Senato”.
The Economist poi riassume in breva la lunga “carriera” del Cavaliere nei tribunali: 6 processi in corso, trascinati così a lungo che hanno superato i limiti della prescrizione. Due accuse sono decadute perché “egli stesso ha cambiato la legge in modo da legalizzare i suoi presunti reati. La sua ultima condanna” riguarda il processo Ruby: avrebbe fatto sesso con un 17enne. “Per questo è stato condannato a sette anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici”.
Il giornale britannico che in passato aveva definito l’ex premier “inadatto a governare” critica così il comportamento di Berlusconi dopo la condanna definitiva per frode fiscale: “Sebbene sia stato condannato dalla corte più alta, sta ancora cercando di sfuggire alla giustizia”.
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