Bossi: l'Italia ne ha piene le palle della Kyenge
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Bossi: l'Italia ne ha piene le palle della Kyenge

Il Senatur parlando di immigrazione attacca la Kyenge: può dire quello che vuole ma io non ho alcuna intenzione di toccare la legge Bossi-Fini.

Bossi: l'Italia ne ha piene le palle della Kyenge
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11 Agosto 2013 - 10.49


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Dopo le polemiche sui rapporti tra la Lega e il ministro Cécile Kyenge, Bossi è tornato a parlare di immigrazione durante un comizio ad Arcore: «Io sono assolutamente contro gli insulti». Detto questo, quando «dicono che è la solita Lega razzista, in realtà è tutto il Paese che ne ha pieni i coglioni del ministro Kyenge».

Il presidente della Lega Nord ha ribadito: «Io sono contrarissimo agli insulti, si può ragionare, ma bisogna anche dire la verità». Riguardo all’ipotesi di concedere la cittadinanza agli immigrati attraverso lo ius soli, cioè la nascita in territorio italiano, il Senatur ha ribadito: «Ho chiesto in Aula al ministro Alfano se era vero che il Governo vuole cambiare la Bossi-Fini. E lui mi ha detto “Sono io il ministro dell’Interno, Cecile Kyenge può dire quello che vuole ma io non ho alcuna intenzione di toccare la legge Bossi-Fini”».
«Secondo me il governo sta in piedi, perché non c’è nessuno che abbia la forza di buttarlo giù, nemmeno Berlusconi», ha poi continuato Bossi: la Lega si sta già preparando per il dopo-governo Letta, ma «non si va a elezioni domani o dopodomani». Una previsione bossiana è: «dalla primavera» prossima.

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A proposito dell’ex alleato Berlusconi, condannato anche dalla Cassazione e a rischio di decadimento dal Senato, e quindi di arresto, il presidente della Lega ha commentato: «La magistratura fa una serie di errori, che non paga mai, e non va bene». Un pensiero, per questo, va anche all’ex leader del Psi Bettino Craxi che «non applicò il referendum per dare maggiore responsabilità ai magistrati, e si ritrovò fuori dal Parlamento». Dunque, ha aggiunto, «un po’ come Berlusconi», anche se secondo Bossi «Berlusconi non è finito».

«Maroni mi ha detto che vuole fare il congresso entro la fine dell’anno», ha poi spiegato Bossi a proposito delle recenti divisioni interne al partito: «non voglio scontri, non dobbiamo litigare». Il congresso era stato congelato nei mesi scorsi proprio per le polemiche che avevano diviso i due massimi dirigenti del Carroccio. Bossi ha anche spiegato ai giornalisti con cui ha brevemente conversato che le lettere di revoca delle espulsioni emerse in questi giorni «in tutto sono otto».

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