Mentre il Csm, i primi di settembre, valuterà se ci sono gli estremi per aprire una procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità funzionale nei confronti del giudice della Cassazione Antonio Esposito, lo stesso magistrato, presidente del collegio che ha condannato in via definitiva Silvio Berlusconi per frode fiscale, ha chiesto a Palazzo dei marescialli di intervenire a sua difesa: Esposito ha dichiarato di sentirsi oggetto di una campagna di stampa diffamatoria e ha chiesto di essere tutelato.
Due questioni opposte, di cui dovrà occuparsi la stessa Commissione, la Prima, presieduta dal laico del Pdl Annibale Marini. Per ora la Commissione ha in calendario soltanto la discussione sull’eventuale trasferimento d’ufficio, già fissata per il 5 settembre; anche se è probabile che i due fascicoli procedano parallelamente e che dunque tutta la vicenda che riguarda il magistrato sia definita il mese prossimo.
A far finire Esposito nella bufera è stata l’intervista pubblicata dal Mattino di Napoli il 6 agosto scorso, qualche giorno dopo la sentenza su Berlusconi; e in particolare alcuni passaggi – peraltro contestati dal magistrato, che ha accusato il quotidiano di aver “manipolato” la sua intervista – in cui Esposito avrebbe di fatto “anticipato” le motivazioni della condanna, che devono ancora essere depositate.
È questo il rilievo che il partito e gli avvocati di Berlusconi e al Csm i consiglieri laici del Pdl, hanno chiesto e ottenuto l’apertura del fascicolo a suo carico. Ma anche chi ha escluso effetti sulla sentenza, ha bollato come “inopportuna” l’intervista del magistrato, a cominciare dal primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce e dal leader dell’Anm Rodolfo Sabelli.
Un passo falso che potrebbe costare a Esposito anche un’iniziativa disciplinare, visto che il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, titolare del relativo potere assieme al Pg della Cassazione Gianfranco Ciani, ha chiesto ai suoi ispettori di approfondire la vicenda. Quasi certamente la Prima Commissione avvierà un’istruttoria, il cui primo atto sarà l’acquisizione dell’audio dell’intervista, che il Mattino aveva messo on-line dopo le contestazioni del magistrato; solo dopo valuterà se sia il caso di convocare lo stesso Esposito. Ma i margini per una procedura di trasferimento d’ufficio appaiono abbastanza stretti: la legge prevede che si possa disporre l’allontanamento di un magistrato dal suo ufficio solo quando, a causa di un comportamento incolpevole, cioè non volontario, sia appannata la sua immagine; e stabilisce che questa misura non possa riguardare condotte che potrebbero configurare illeciti disciplinari. L’esito più probabile potrebbe essere alla fine la trasmissione degli atti acquisiti ai titolari dell’azione disciplinare. Sembra anche segnata la sorte della pratica a tutela chiesta da Esposito per alcuni articoli scritti su di lui soprattutto dal Giornale.
È un istituto che ormai il Csm concede con il contagocce e solo quando la lesione del prestigio non riguardi semplicemente il singolo magistrato ma l’istituzione che rappresenta. Gli ultimi clamorosi casi di diniego hanno riguardato il procuratore di Torino Giancarlo Caselli, che si era sentito diffamato dall’ex collega e attuale presidente del Senato Pietro Grasso, e i magistrati di Milano, per i riferimenti che aveva fatto loro Berlusconi nel comizio di Brescia dell’11 maggio scorso, dopo la condanna in appello nel processo Mediaset.
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