“La gente, la società, l’economia non vogliono il rimpasto. Lo vuole solo una parte del Pd. Solo alcuni dirigenti…”. Parole di Beppe Lumia, senatore, che con Rosario Crocetta ha partorito l’idea del “megafono” che ha portato il centrosinistra a vincere e conquistare la Presidenza della regione Siciliana. Parole pronunciate sulla soglia di una direzione regionale del Partito Democratico che sancisce il divorzio tra Pd e Rosario Crocetta. È il segretario regionale, Giuseppe Lupo a proporlo, invitando gli assessori che in qualche modo rappresentano il Pd in giunta a dimettersi e a lasciare Crocetta al suo destino. Tutto dovrebbe essere sancito in un vertice di maggioranza che, però, è rinviato, Fuori dalla giunta, ma non all’opposizione, valutando volta per volta se appoggiare le iniziative del governo. Lupo – tenendo fede al nome – non è stato tenero con Rosario Crocetta. Nella relazione ha parlato di un governo “debole e inefficace”. Poi, la richiesta di un pronunciamento della direzione.
Il voto della direzione regionale è arrivato: approvata la relazione di Lupo con solo sette voti contrari. Pd e “Megafono” sono gli elementi di una coppia scoppiata, dunque. Crocetta non c’è, non è a Palermo. Ha preferito la sua Gela: da Gela è partita la sua avventura, a Gela si raccoglie per capire cosa fare, come ripartire. Fa i conti con quel messaggio inequivocabile: “Non ci sentiamo più vincolati a sostenere il governo”, firmato Giuseppe Lupo. Per il segretario regionale del Pd o si è dentro il Pd o si è fuori, e si è fuori se si è col “Megafono”. Poco vale se è stato il “Megafono” a far vincere ( e non far perdere ) il centrosinistra.
Mentre Crocetta è a Gela, nella sala palermitana della direzione il clima è pesantissimo. Ci sono le critiche a Crocetta, ma non si risparmia nulla al gruppo dirigente del partito. Mariella Lo Bello, assessore della giunta Crocetta dice sostanzialmente: Se mi dite di lasciare, obbedisco, ma sappiate che stiamo sbagliando. Questo governo avrà pure sbagliato, non ha saputo comunicare, ma sta provando a cambiare le cose. E parla della formazione professionale, un buco che ha risucchiato otto milioni di euro. Crocetta ha preso le carte e le ha portate in Procura. Poi ha denunciato: mi vogliono fermare, la mafia ha emesso una sentenza di morte su di me.
Parole pesanti che obbligatoriamente costringono ad una lettura particolare di tutto quel che accade attorno al governo Crocetta, anche a firma di amici che promettono di diventare ex”.
“È tutto un problema di posti, di spartizione del potere – commenta Crocetta – non posso discutere da nove mesi a queste parte sempre della rotazione di assessori. Mi fanno perdere tempo… Dal primo giorno che ho nominato la giunta, c’erano già i concorrenti. Ma io avevo chiesto un anno di tempo per una valutazione completa. Non mi pare che stiamo lavorando male…”.
“Io non sono disposto a fare il pupo, il burattino di nessuno… Fino a quando farò il presidente, sarò “sindaco” di tutti i siciliani. E per me il rinnovamento della politica significa fare il bene del partito. Solo i cittadini avranno il diritto di cacciarmi a calci nel sedere,se farò male, solo il popolo siciliano ha la facoltà e il diritto di giudicare…”
Rosario Crocetta sente attorno una solitudine, o meglio un isolamento, che lo preoccupa, che lo turba.
Se prendi iniziative che allontanano le mani della mafia dai soldi pubblici, continua Crocetta, “la mafia farà di tutto, reagirà…”
Quando Crocetta parla, è un fiume in piena, inarrestabile. Oggi ha delle pause. Quando riprende a rispondere a chi lo ha raggiunto qui, a Gela, per intervistarlo, risponde con orgoglio:”Non so se riusciremo a costruire una società migliore, ma è sicuro che tutto quello che era vecchio sparirà”. Da Gela a Palermo. Si torna all’infuocata direzione regionale del PD. Parla Beppe Lumia: “Questo è un partito che si isola… – denuncia Lumia – la stampa nazionale e mondiale vedono con simpatia un presidente per la prima volta davvero in grado di rompere col passato… E questo è un partito che si isola dalla coalizione, rifiuta persino di partecipare a un vertice di maggioranza. È un errore far diventare priorità il rapporto col presidente. Un errore chiamare un gruppo dirigente alla rottura col presidente. Uscendo da qui, tutti considerano Crocetta come una grande risorsa, e invece il Pd siciliano arriva a imboccare una strada che rischia di essere senza uscita. Penso che questa responsabilità storica abbia bisogno di altri passaggi… Io non la condivido…Chi ha preso questa decisione dovrebbe riflettere… Un grande partito non boccia un governo dopo solo nove mesi di esperienza, ma prova a rilanciarne l’azione… Questo è il primo Presidente della Regione di cui non dobbiamo vergognarci!”, urla Lumia.”E Mattarella?”, replica qualcuno dalla sala. Poi, nuovamente spazio alle polemiche quando Lumia cita il coraggio delle scelte della nuova imprenditoria siciliana. Sorrisi in sala e ironia sono l’eco di altre polemiche attorno alle scelte e alle posizioni di questi e quelli imprenditori. Ma questa è altra storia, un filo di una intricata matassa di filo spinato. Lumia avverte e accusa certo conservatorismo di partito:”Era necessario un Presidente libero e capace di far saltare gli schemi. Capisco che per una forma tradizionale del partito questo può creare qualche difficoltà…”, dice con ironia diplomazia.
Il clima è pesantissimo a Palermo, è la politica siciliana si conferma davvero una matassa intricata di filo spinato.
[GotoHome_Torna alla Home]