“Non senza travaglio…”. È questo il passo chiave della fantacrisi di governo italiana che ha avuto come protagonista la più grande fantasista della politica nazionale, Berlusconi Silvio, pregiudicato per frode fiscale ai danni del suo Paese.
Proprio quella parola fatale, “travaglio” deve essere sfuggita ad una mente disperata che vedeva liquefarsi consenso e leadership in una manciata di minuti sotto i colpi soffusi ma inesorabili della rinata Democrazia Cristiana, incarnata dal più democristiano dei democristiani, Letta Enrico, mascherato da anni da esponente della sinistra ma anche nipote di Letta Gianni, fraterno sodale del fantasista di cui sopra.
“Non senza travaglio”. Si sarà reso conto, nel momento stesso in cui la pronunciava, la fatale parola, che il sostantivo di cui non poteva fare a meno era anche il nome del suo più implacabile storico accusatore a mezzo stampa? Avrà capito il sostanziarsi del corrosivo sarcasmo all’interno della figuraccia galattica che già stava facendo con il suo salto mortale carpiato all’indietro?
Non c’è dubbio che nessuno come l’ex Cavaliere sia capace di fare buon viso a cattivo gioco, ma quella evocazione inopportuna deve essere balenata nella sua mente un nano-secondo (e stavolta l’ironia è involontaria) dopo che era già avvenuta. Niente, rispetto al disastro di immagine e di politica che Berlusconi Silvio, pregiudicato e senatore, aveva già combinato con la decisione di “staccare la spina” al Frankenstein di Napolitano.
Non abbiamo notizia di reazioni del diretto interessato, il Travaglio “non senza” il quale un uomo politico sulla breccia da 20 anni sta concludendo in modo ignominioso la sua discutibile carriera, ma siamo sicuri che le risate siano in redazione state tante.
Al circo, in tempi antichi esisteva la formula “entrino i buffoni!”. Oggi, nel circo che è diventata la politica italiana, forse i buffoni sono davvero in uscita.
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