Fiducia a Letta: convergenza al centro o paura delle urne?
Top

Fiducia a Letta: convergenza al centro o paura delle urne?

Forse i parlamentari sono più attaccati alla poltrona che preoccupati per la tenuta del governo. Anche quelli del Pdl non così fedeli sanno di rischiare di non essere rieletti.

Fiducia a Letta: convergenza al centro o paura delle urne?
Preroll

Desk2 Modifica articolo

4 Ottobre 2013 - 16.27


ATF
di Franco Balbo

Dopo il voto di fiducia al governo in molti si domandano se siamo di fronte ad una riedizione della Democrazia Cristiana, di una convergenza al centro. Quesito che ha effettive fondamenta in quanto si inizia già a parlare di una revisione della legge elettorale in senso proporzionale proprio per evitare due poli contrapposti (centrosinistra e centrodestra).

Moriremo tutti “demolettiani”, come direbbe qualcuno?

In realtà non credo che il Governo abbia forze centripete forti. Insomma, tra Franceschini e Alfano qualche forte differenza rimane. Il voto di sostegno al governo non può essere stato un voto politico sui contenuti, sulle idee comuni. Le posizioni del Pd e del Pdl su molti temi rimangono opposte e non credo che tutti, proprio tutti, abbiano agito e votato per senso di responsabilità verso il Paese.

I 40 (o 70) ribelli del Pdl che hanno “tradito” Berlusconi avrebbero votato chiunque, forse, pur di non perdere il posto in Parlamento. Se si votasse con questa legge elettorale (con liste bloccate senza preferenze) nel momento in cui i partiti tradizionali sembrano lavorare per aumentare il consenso a Grillo, sia il Pd che il Pdl non sarebbero sicuri di vincere. Non solo si rischia di non governare il Paese ma di prendere una percentuale di consensi più bassa di oggi che ti porta ad avere un numero di parlamentari minori di quanti sono adesso seduti in parlamento sia per il Pd che per il Pdl.

Se poi le liste con i nomi dei parlamentari le scrive Berlusconi anche i parlamentari del Pdl non così fedeli sanno di rischiare di non essere rieletti.

D’altra parte dell’emisfero parlamentare anche gli attuali parlamentari Pd sanno bene che un voto anticipato e con Renzi candidato alla segreteria rischierebbero di non essere ricandidati dalla nuova dirigenza del partito. Nemmeno le primarie li salverebbero.

Dunque cosa augurarsi dinnanzi a questo scenario “bloccato”?

Speriamo che le vere riforme vengano attuate comunque, che dopo avere discusso dei problemi di Berlusconi e dopo aver discusso di come riorganizzare si agisca per il Paese che intanto affonda.

Perché è un po’ come avere l’impressione che la maggior parte delle persone sedute in Parlamento siano consapevoli di non avere più il consenso politico nel Paese e tirino fino alla fine, in attesa che nel 2018, quando Renzi non sarà più la novità e Berlusconi serenamente in pensione, possano, forse, ancora ricandidarsi.

Native

Articoli correlati