Dunque, viviamo nel migliore dei mondi possibili. Ce lo ha spiegato, solo due giorni fa, un trionfante Enrico Letta, mollemente assiso nel salotto di Maria Latella. “È la fine del ventennio, e l’inizio di una nuova era”. Nelle parole del fiducioso-premier, il Pdl era ormai trasformato in una nuova Cdu, ansioso di collaborare con la sinistra per la salvezza del Paese, e Angelino Alfano aveva assunto (se non le fattezze) la pensosa autorevolezza di Angela Merkel.
Di complemento, un battagliero Epifani spronava la falange della destra responsabile a formare “nuovi gruppi parlamentari”. Cioè – traduciamo noi – partiti nuovi di zecca, animati da giovani intrepidi e freschi alla politica come Giovanardi, Formigoni, Cicchitto e financo Brunetta.
La mattina dopo, tutti noi, impenitenti entusiasti della sinistra, siamo usciti di casa fischiettando una non dimenticata canzone della nostra gioventù: “Ma non vedete nel cielo, quelle macchie di azzurro e di blu/ è la pioggia che va, e ritorna il sereno…”. Senonchè: senonchè la prima lettura dei giornali del mattino ci ha fatto andare di traverso cappuccino e cornetto. Abbiamo appreso che, mentre il fiducioso-premier faceva la sua bella figura sul proscenio, dietro le quinte crollava l’intero teatro.
Angelino negava di essere il legittimo nipote di Angela Merkel (manco fosse Ruby rubacuori) e tutto il Pdl, come un sol uomo, insorgeva nel nome dell’unico ed eterno leader dell’autentica destra italiana. In quanto ai nuovi gruppi, che la sinistra rancorosa e giustizialista se ne scordasse: per fare un gruppo ci vogliono numeri, teste, volontà, soprattutto “borsa”. E come sanno anche i sassi, la “borsa” nel centro-destra la tiene ben stretta il socio unico fondatore.
Come se non bastasse, il giorno dopo, i contraenti delle “larghe intese” sono tornati a scornarsi sull’Imu. Il buon Fassina ha deciso che, tramontato il ventennio di Berlusconi, era giunto il momento di piantare una “bandierina di sinistra” sul bandierone che la destra da tempo fa sventolare sul governo degli ottimati.
Proposta rispedita al mittente, con frizzi, lazzi e minacce di rottura. Ma come, al governo non c’era Angelina Merkel? Ma come: non dovevamo parlare di cose serie? Non dovevamo prendere per le corna il toro della spesa pubblica, della tassazione sul lavoro, della disoccupazione giovanile?
Di questo passo il fiducioso-premier rischia di trasformarsi nel dottor Pangloss della politica italiana. Quel personaggio indimenticabile del “Candido” di Voltaire, per il quale il nostro era il migliore dei mondi possibili, e che nelle più tragiche sciagure trovava il segno della benevolenza divina.
A forza di dire che tutto andrà bene, e che il naso degli umani è stato creato a bellaposta per sostenere gli occhiali, va a finire che gli italiani ci crederanno davvero. Del resto, questi italiani non sono gli stessi che per venti anni hanno creduto alle mirabolanti promesse del Cavaliere? Si dia una calmata, il fiducioso-premier.
Berlusconi aveva quel “quid” che manca sia a Letta che ad Alfano. E in questo sfortunato Paese, le balle, per essere credibili, devono essere stratosferiche.
Così, siamo tornati a razzolare nel solito pollaio. Con tanto di ammuina sulla legge elettorale. A Piazza Pulita, di fronte a domanda diretta, il buon ministro Franceschini si è inalberato. Gli italiani – ha ammonito con piglio severo – sono di fronte a ben altri problemi. E giù la solita solfa: non arrivano a metà mese, sono disoccupati, pagano tasse clamorose…..sembrava sentir parlare il buon Gasparri.
Onorevole, ma una riformetta elettorale vogliamo farla o no? Silenzio. Lo stesso silenzio che ha accolto il nuovo sciopero della fame dell’onorevole Giachetti, che da tempo conduce una battaglia solitaria contro il Porcellum. Silenzio, e qualche gesto di noia e fastidio: che rottura! Non è che questo Giachetti vuol farsi pubblicità? “Al tempo”, dice il Palazzo. Come spiegava saggiamente il professor Pangloss: “i maiali, essendo fatti per mangiarli, si mangerà il Porcellum tutto l’anno…”
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