Drastica riduzione del tempo massimo di permanenza nei Cie rispetto agli attuali 18 mesi; revisione del sistema di affidamento e gestione dei Centri; ex detenuti identificati direttamente in carcere senza passare per i Cie. Sono i punti principali di una bozza di modifica della legge Bossi-Fini cui stanno lavorando il ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge, il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico ed il sottosegretario all’Interno Roberto Manzione.
“Noi – ha detto qualche giorno fa il premier Enrico Letta – siamo di fronte ad un cambio epocale dell’immigrazione e questo impone un cambio radicale di normativa e di approccio a livello europeo e nazionale”.
Si è avviato così un confronto tra Kyenge ed il Viminale dopo la tragedia di Lampedusa che ha portato ad una bozza con alcune linee guida di modifica focalizzate sui Centri di identificazioni ed espulsione, teatro di rivolte e scontri quotidiani e nel mirino di associazioni ed istituzioni per le loro condizioni.
Innanzitutto, il testo parla di “drastica riduzione” del tempo massimo di permanenza dei migranti nei Cie, che è stato portato a 18 mesi (dai precedenti sei) nel 2011 da un decreto promosso dall’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Un allungamento che ha portato ad un sovraffollamento delle strutture e ad un crescente malcontento degli ospiti.
Altro punto critico che si vuole aggredire è il sistema di affidamento della gestione dei Centri, attuato con bandi al ribasso che portano a privilegiare in molti casi la proposta più economica a discapito poi dell’offerta di servizi adeguati.
Infine, la bozza prevede l’eliminazione della norma che indica che gli ex detenuti debbano essere portati nei Cie per essere identificati – provvedendo così ad un ulteriore intasamento delle strutture – invece di procedere all’identificazione direttamente in carcere.
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