Le televisioni hanno mandato immagini a colori. Ma in realtà il discorso di Silvio Berlusconi poteva essere tranquillamente in bianco e nero, dagherrotipo stantio di un intervento trito e ritrito.
Come le torte in faccia di ridolini, rutti e flatulenze dei film di Pierino e parolacce dei Cinepanettoni, Berlusconi non è riuscito ad andare oltre al suo auto-pappagallegiare: il comunismo, il comunismo, il comunismo. La spettrale immagine spaventosa e orrifica di un Orco che arriverà, si prenderà tutti i vostri beni, vi priverà della libertà e mangerà perfino i vostri bambini.
Peggio di quei sacerdoti di un tempo che facevano catechismo incutendo nei bambini il terrore della morte e del demonio, salvo poi abusare di loro.
Un paese sventrato, con la moralità e la legalità sotto i tacchi, con la povertà dilagante e un sistema di diseguaglianze sociali che hanno portato i ricchi ad essere sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, ma la colpa è del comunismo. E della magistratura, ora comunista ora perfino filo-brigatista, che è il vero carro armato attraverso il quale la sinistra vuole conquistare il potere.
Inutile dire che si tratti di un discorso deludente, meschino e gravido di menzogne. Si tratta di Silvio Berlusconi, fedele al suo clichè e ormai figurante dei suoi stessi luoghi comuni.
Un discorso mummificato che nemmeno i tiranti, il fard, i capelli finti e tinti riescono più a rianimare. Povera Italia, altro che forza.
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