Spese pazze: il degrado di un'intera classe dirigente
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Spese pazze: il degrado di un'intera classe dirigente

Le inchieste sui rimborsi alle regioni coinvolge tutti i principali partiti senza eccezione. Un caso di eccesso di potere e sperpero di denaro pubblico. [C. Visani]

Spese pazze: il degrado di un'intera classe dirigente
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26 Novembre 2013 - 21.31


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di Claudio Visani

Si fa presto a dire “non sono tutti uguali”. E io lo penso, pure. Poi però si va vedere le inchieste sulle “spese pazze” dei consiglieri regionali – che poi altro non sono che spese private, spesso privatissime, o tutt’al più di partito pagate con i soldi pubblici – e non si riesce più a scoprire la differenza. Al limite si può osservare che “i nostri” ne hanno approfittato meno, o non hanno rubato come “gli altri”. Ma è una magrissima consolazione.

Berlusconiani e dipietristi, ex fascisti ed ex comunisti, cattolici di centro, finti civici, democratici di sinistra e perfino i moralisti grillini: tutti hanno usato i fondi messi generosamente a disposizione dalle Regioni per finanziare le attività istituzionali dei gruppi consiliari – cioè quelle relative alle sole competenze amministrative regionali – per pagarsi, in realtà, la propria attività politica e spesso anche le proprie clientele, per scaricare sulle medesime Regioni i costi delle collaborazioni di partito e qualche volta – anzi, parecchie volte – per ritoccare il proprio già lauto stipendio.

C’è una mappa nazionale delle inchieste pubblicata dal Resto del Carlino che delinea una fotografia impietosa del livello di degrado etico, morale e politico di un’intera classe dirigente. Dove anche le differenze, personali e politiche, vengono annullate dal vizio antico e universale dell’eccesso di potere (in questo caso l’uso assai discrezionale della propria posizione pubblica, spesso al di sopra di regole e controlli) e da quello molto italico dello sperpero delle risorse pubbliche (in questo caso le Regioni viste come mucche da mungere), che fanno da comune denominatore a tutte le indagini.

Intanto per la dimensione del fenomeno: sono ben 16 su 20 le Regioni coinvolte dallo scandalo delle spese facili (si salvano solo, per ora, il Veneto, la Toscana, l’Abruzzo e la Puglia), con centinaia di consiglieri, di tutti i partiti (nessuno dei principali escluso). Poi per la natura degli abusi, che appare assai simile da Nord a Sud.

In [url”Piemonte”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=51737&typeb=0&Spese-pazze-bagarre-tra-consiglieri-in-Regione-Piemonte[/url] sono 43 su 60 i consiglieri indagati, tra cui il governatore attuale Cota (Lega) e l’ex Bresso (Pd). Nella piccola e autonoma Valle d’Aosta sono indagati per peculato e finanziamento illecito ai partiti tutti e 6 i gruppi consiliari. Nella Lombardia leghista, berlusconiana e ciellina, dove i consiglieri sono ben 80, gli indagati sono 62. Tra le ricevute messe in nota spese, ci spiega la mappa, ci sono anche vasetti di Nutella, pacchetti di sigarette e perfino un contatore Geiger per radiazioni.

Nel rigoroso e un po’ tedesco Trentino Alto Adige, l’ex governatore Durnwalder rischia il rinvio a giudizio per l’uso illecito di fondi pubblici riservati. Mentre nel Friuli Venezia Giulia, dove l’ex capogruppo leghista è già stato rinviato a giudizio e i consiglieri indagati sono “soltanto” 10 ma, c’è stato anche chi si è fatto rimborsare la toelettatura del cane.

Dell'[url”Emilia-Romagna”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=51557&typeb=0&Viaggi-in-limousine-nei-guai-due-consiglieri-del-Pd[/url] ho già scritto più volte. Tutti i 9 capigruppo sono indagati. L’ex dell’Idv, Nanni, che come collaboratrice del suo gruppo aveva assunto la figlia, è stato già rinviato a giudizio con l’accusa di peculato e truffa per essersi fatto rimborsare quasi 280mila dalla Regione per convegni che in realtà non si sono mai svolti, pranzi e cene simultanee in città e ristoranti diversi, e per finanziare altre spesucce personali e attività di partito. Il capogruppo Pd, Monari, si è dimesso dopo che erano emersi scontrini a lui riconducibili di pranzi e cene da 150-200euro a persona nei locali “in” di mezza Italia, un week end con segretaria in un albergo di lusso a Venezia e un altro fine settimana ad Amalfi in compagnia dell’ex segretario regionale Pd, Montanari, per una iniziativa di partito, con accluso “servizio limuosine” (ovvero l’auto blu con autista a disposizione per tutto il periodo) da 900 euro.

Il consigliere del Pdl, Vecchi, invece, andrà a processo con l’accusa di essersi fatto indebitamente rimborsare 80mila euro per gli spostamenti casa-lavoro: diceva di risiedere sull’Appennino e metteva in nota spese i viaggi di andata e ritorno, ma in realtà pare abitasse a Bologna, a due passi dalla Regione. Nel bestiario dei rimborsi fasulli sono poi finiti, tra l’altro, gioielli per le segretarie e pranzi con 50 commensali alla volta (Pdl), omaggi floreali a dipendenti, parenti e amici di partito (Idv) consulenze sospette (tutti i gruppi), cene benefiche e una tutina da neonato per il figlio di un assessore (l’Udc Silvia Noè, cognata di Casini), un divano letto, un phon e trenta megafoni (Movimento 5 stelle), perfino le ricevute da 50 e 70 centesimi per la pipì nei bagni pubblici (Casadei, del Pd).

In Liguria il presidente Udc dell’Assemblea legislativa si è dimesso in seguito all’inchiesta sui rimborsi facili, mentre in Umbria, per gli stessi motivi, il presidente Pd andrà a processo il 10 dicembre prossimo.

La Regione Lazio, si sa, è stata la “madre” di tutte le inchieste e di tutti gli sperperi, con le poerformances di “Batman” Fiorito, il Suv comprato con i soldi pubblici per muoversi nella neve, le mega feste in villa dei consiglieri travestiti da maiali e poi messe a rimborso, eccetera eccetera. L’ex capogruppo Pdl, Fiorito, è stato anche il primo condannato (3 anni e 4 mesi per peculato, 5 di interdizione). Nelle Marche i consiglieri indagati sono 40 su 43, e uno si è fatto rimborsare un libro sull’orgasmo femminile. Nel piccolo Molise ai consiglieri è contestato l’utilizzo improprio di ben 2,5 milioni di euro, tra cui i biglietti per andare al night club e al casinò. In un’altra micro Regione, la Basilicata, gli indagati per le i costi folli della politica in Regione sono addirittura quasi il doppio dei 21 consiglieri attuali, esattamente 38, tra cui assessori, ex consiglieri e funzionari.

In Campania sono indagati tutti i 60 consiglieri, compresi tre che sono poi stati eletti in Parlamento. L’accusa è di aver messo a rimborso spese non rimborsabili per 2,5 milioni di euro. In Calabria gli indagati sono 13 e tra le ricevute ci sono multe, gratta e vinci e biglietti ingresso in un locale di lap dance. In Sardegna l’inchiesta abbraccia tre legislature e il numero degli indagati arriva al record di 100 unità: due sono anche stati arrestati e uno, processato, ha patteggiato la pena.  In Sicilia, infine, sotto inchiesta ci sono le spese e i capigruppo della scorsa legislatura. Tra le spese messe a rimborso c’è l’acquisto di auto, gioielli e regali di nozze.

Un quadro davvero disperante, che dimostra oltre ogni ragionevole dubbio (e processo da celebrare) come un’intera classe politica abbia smarrito nell’era del berlusconismo, o non abbia mai avuto, lo spirito di servizio, il senso dello Stato e il rispetto per le comunità dei cittadini. Ma dimostra anche che le Regioni sono state, purtroppo, il terreno fertile per far crescere la malapianta dei privilegi di casta e dello spreco, che spesso e in diverse realtà soprattutto del Sud sono poi sfociati del malaffare e della corruzione. Se si vuole davvero capire la lezione delle ultime elezioni, con il boom di astensioni e di voto a Grillo; se si vuole combattere la sfiducia e la malapolitica e riavvicinare i cittadini alla buona politica, non si può non ripartire da una profonda revisione dei meccanismi del finanziamento pubblico e dall’abolizione di ogni privilegio.

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