L’ex ministro per i Beni Culturali, Sandro Bondi, fedele all’ex premier Silvio Berlusconi, si lancia ancora una volta in sua difesa riesumando lo scandalo a seguito delle polemiche per il crollo degli scavi di Pompei: “Fu una spallata al governo Berlusconi con connubio delle più alte cariche Stato”. Tutta colpa della stampa e degli avversari politici, quindi, secondo l’azzurro.
La bizzarra e alquanto discutibile dichiarazione di Bondi arriva a pochi giorni dagli ultimi crolli negli scavi della città romana. Il fedelissimo, tra le fila di Forza Italia, torna alle vicende che portarono alle sue dimissioni da ministro nel 2011 e ha oggi ancora il coraggio di accusare e di puntare il dito contro terzi: “La vera e propria lubrica barbarie che mi investì in seguito al crollo di un manufatto di cemento a Pompei – ha aggiunto infastidito – non fu che una delle prime prove della spallata al governo Berlusconi, con il connubio delle più alte cariche dello Stato”.
Bondi pensa bene di accusare direttamente anche Giorgio Napolitano: “Quando nel novembre del 2010 crollò un rifacimento in cemento armato nel sito archeologico di Pompei, il Capo dello Stato espresse il proprio sdegno definendo quel crollo ‘una vergogna per l’Italia’ e aggiungendo di ‘esigere spiegazioni immediate e senza ipocrisie’ poi partì la caccia all’uomo nei miei confronti”.
E il delirio continua: “Da quella vibrante indignazione di Napolitano, partì una barbara caccia all’uomo che si concluse con la presentazione di una mozione di sfiducia individuale, primi firmatari Bersani, Casini e Fini. Furono le prime prove della spallata al governo Berlusconi – ha ribadito l’ex ministro -. Naturalmente, nessuno, tantomeno il presidente della Repubblica, ha creduto di dire una sola parola in seguito agli innumerevoli crolli che si sono verificati dal 2010 ad oggi, gli ultimi in questi giorni, nè, figuriamoci, di chiedere delle scuse”.
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