La Camera dà la fiducia al governo Letta
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La Camera dà la fiducia al governo Letta

In una Roma blindata Montecitorio ha dato l'ok al governo: 379 sì e 212 no.

La Camera dà la fiducia al governo Letta
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11 Dicembre 2013 - 15.54


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La Camera ha approvato la fiducia all’esecutivo guidato da Gianni Letta con 379 voti a favore. I voti contrari sono stati 212. La seduta era iniziata questa con le comunicazioni del presidente del Consiglio Enrico Letta sulla “situazione politica generale”. In Aula il governo era al gran completo. Enrico Letta siede tra i ministri Angelino Alfano ed Enrico Giovannini.

Terminato l’intervento di Letta è salita la tensione nell’Aula dopo che Riccardo Nuti (M5s) ha contestato a Davide Faraone (Pd) di essere stato a casa di un pregiudicato. Faraone (nuovo dirigente del Pd di Renzi) ha chiesto di parlare per fatto personale, ma il vicepresidente Luigi Di Maio gli ha chiesto di farlo a fine seduta, con vive proteste dai banchi del Pd. Dure le critiche anche di Sel alla contestazione avanzata dal deputato M5s ai deputati, che ha generalmente accusato di scarsa onestà.

L’INTERVENTO DI LETTA

“Sono qui a chiedere la fiducia per un nuovo inizio”. Così il premier nel suo discorso alla Camera. “Ho la determinazione – ha aggiunto – a lottare con tutto me stesso per evitare di rigettare nel caos tutto il Paese proprio quando sta rialzandosi: l’Italia è pronta a ripartire e è nostro obbligo generazionale” aiutare a farla.

“Il 2 ottobre a dispetto del voto finale mi sono rivolto a una nuova maggioranza politica, meno larga ma più coesa negli intenti. Oggi ciò che chiedo è di confermare quella fiducia per segnare anche una discontinuità e segnare bene un prima e un dopo”, ha detto poi alla Camera dei Deputati.

E poi ha detto: “Rivendico la positività del governo nei primi sei mesi, nei quali ho lavorato con con dedizione nonostante aut aut e minacce da cui ho cercato di tenere il governo al riparo. Un governo che dalla contrapposizione tossica tra nemici passa alla collaborazione sana tra avversari per archiviare un ventennio sprecato”.

“La trasformazione politica in questi ultimi 7 mesi è la più radicale di tutta la II Repubblica. C’è un prima e un dopo e poi una storia da scrivere. Lo può e lo deve fare il Parlamento pena la condanna alla paralisi. Oggi la coalizione è diversa ma più coesa e nelle prossime settimane proporrò un patto di governo il 2014”, ha rilevato ancora il premier Letta nel suo discorso. “Il grande obiettivo entro il quadro tempistico dei 18 mesi è di avere istituzioni che funzionino e una democrazia più forte e più solida”.

Enrico Letta ribadisce nel programma del governo l’abolizione delle province in Costituzione. Il premier, parlando alla Camera, fa anche un riferimento alla messa a punto del titolo V della Costituzione. Poi l’appello: su legge elettorale governo-Parlamento lavorino. Nessuno pensi legge punitiva per altri. Sulle riforme costituzionali “ci sarà una discussione aperta con tutte le forze di maggioranza” e si partirà dal lavoro del comitato dei saggi. Ma “chi farà saltare il banco ne risponderà ai cittadini che con referendum saranno comunque chiamati a valutare la riforma che ci farà scrollare di dosso l’immagine di un paese barocco” ha sottolineato il premier.

“Sulla legge elettorale sottolineo due aspetti: deve evitare l’eccesso di frazionamento che ci condannerebbe all’ingovernabilità e garantire una democrazia dell’alternanza. L’obiettivo è un meccanismo maggioritario”, ha aggiunto.

L’attacco a Grillo: “Le istituzioni esigono sempre rispetto e a maggior ragione in un tempo amaro in cui si tenta di immiserire questa aula con azioni e parole illegittime che avallano la violenza, mette all’indice i giornalisti e vuole fare macerie della democrazia rappresentativa e arriva ad incitare all’insubordinazione le forze dell’ordine”., ha detto rivolgendosi al leader del Movimento 5 Stelle dopo le dichiarazioni sui forconi. “Questo parlamento repubblicano e le istituzioni esigono rispetto in periodi così amari”. Il premier ribadisce anche la “fedeltà indiscussa” ai valori repubblicani delle forze dell’ordine.



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