Renzi e l'anno che verrà
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Renzi e l'anno che verrà

Le previsioni sul filo del paradosso del prossimo anno, della disastrata politica italiana .

Renzi e l'anno che verrà
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31 Dicembre 2013 - 16.57


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di Claudio Visani

Gennaio. L’anno si apre con la firma di un patto di ferro tra Enrico Letta e Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio promette l’atteso cambio di passo: ogni giorno lui e i suoi ministri arriveranno a Palazzo Chigi di corsa al seguito della fanfara dei bersaglieri. Il segretario del Pd assicura il suo sostegno al premier e si impegna a combattere lo spamming anonimo sui social network che da qualche tempo perseguita Letta. Per dimostrare la sua assoluta lealtà, Renzi si incarica in prima persona di rottamare le sedie in legno dell’ufficio del premier e a sostituirle con sedie high-tech in metallo, visto che negli ultimi mesi un anonimo oppositore politico si è divertito a segarne quotidianamente le gambe.

Febbraio. Viene finalmente raggiunto l’accordo per cambiare la legge elettorale. Al Porcellum subentrerà il Nientalistum. Comunque vadano le elezioni, del voto degli italiani non resterà nniiieeeente. In compenso, già dal giorno prima del voto si saprà chi ha vinto e chi sarà il nuovo sindaco d’Italia. La sera stessa dello scrutinio il nuovo governo si riunirà nella fortezza di Castel Sant’Angelo, collegata allo Stato Vaticano, dove in seguito ai recenti tumulti di popolo e dopo gli ultimi rilevamenti di Ilvo Diamanti che danno alla politica e alle istituzioni un indice di fiducia prossimo allo zero, per motivi di sicurezza si pensa di trasferire il potere temporale dello Stato italiano.

Marzo. Il premier Enrico Letta viene ricoverato in ospedale dopo una rovinosa caduta dal suo scranno a Palazzo Chigi. Pare che mentre stava per sedersi alla scrivania una delle gambe in metallo della nuova poltrona high-tech abbia inspiegabilmente ceduto, e che il tubo sia rimbalzato nel sedere del premier catafottendolo contro una finestra. Gli inquirenti che indagano sull’accaduto sospettano un atto di sabotaggio, forse opera dello stesso ignoto oppositore politico che già si era divertito a segare le gambe delle precedenti sedie di legno del governo. Nella caduta Letta ha battuto violentemente la testa: non è grave ma non ricorda più di essere Primo ministro.

Aprile. Dopo la forzata uscita di scena di Letta, il Capo dello Stato ha cercato invano di dare vita a un nuovo governo. Tutte le soluzioni proposte – dal governo dei Risvegli al gabinetto delle Larghe Vedute, dall’esecutivo di Salvezza Trasversale a quello delle Comuni Incompatibilità – sono naufragate in primo luogo per l’impossibilità del leader del Pd di essere fisicamente presente alle consultazioni al Quirinale, impegnatissimo com’era in quei giorni nella corsa a sindaco di Firenze. Vani i tentativi del Corazziere Uno di insegnare a Giorgio Napolitano come si fanno le consultazioni in chat. L’anziano presidente non ci ha capito un accidente di touch-screen, ha perso la pazienza e ha mandato tutto l’arco costituzionale a quel paese, sciogliendo anticipatamente le Camere.

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Maggio. Matteo Renzi è il nuovo Sindaco d’Italia. Come egli stesso aveva anticipato il giorno prima delle elezioni con un tweet a tutti i 40 milioni di elettori, ha stravinto le elezioni del 27 maggio con quasi il 90% dei consensi. Hanno votato per lui gli elettori di centrosinistra, centro-centrosinistra, centro-centro, centro-centrodestra, destra e anche gran parte degli ex elettori di Grillo, delusi dall’inconcludenza del Movimento e da un post di Beppe, sul suo blog, in cui, per la prima volta, gli insulti erano meno della metà delle parole: “Non è più lui”, hanno commentato i grillini nei meet-up. Solo gli elettori di sinistra-sinistra – orfani come sono del partito, divisi come sempre, alla ricerca di idee per l’alternativa e di un leader che non sia neppure lontano conoscente di Massimo D’Alema – non hanno votato Renzi.

Giugno. Subito dopo la proclamazione dei risultati, Renzi annuncia via Twitter, Facebook. Linkedin, Google+, MySpace e sul nuovo social Youmaron che per evitare di farsi fagocitare dalla vecchia politica farà il premier mantenendo anche gli incarichi di segretario Pd, sindaco di Firenze e presidente dell’Accademia dei Grulli. Per rispettare l’impegno a scegliere la squadra di governo in base al merito e alla competenza, il Sindaco d’Italia testa personalmente la velocità di chattamento e la propensione all’ubiquità dei suoi ministri. Lui, durante il test, presiede sul web la riunione della sua giunta a Firenze, relaziona alla direzione nazionale del Pd e scrive qualche centinaia di tweet. I ministri cercano di non sfigurare retweettando su Twitter e condividendo su Facebook, tra un post e l’altro, “resta ribelle” dei Negrita.

Luglio. Le magistrature di Milano, Napoli e Palermo, unitamente all’Interpol e alla Spectre, spiccano un ordine di cattura congiunto per Silvio Berlusconi con un centinaio di capi di imputazione che vanno dalla corruzione di testimoni alla compravendita di parlamentari, dall’associazione mafiosa all’evasione fiscale e all’esportazione illegale di capitali, dallo sfruttamento della prostituzione minorile all’uso di pratiche sado-maso con il cane Dudù e con l’avvocato Ghedini. Ma quando i carabinieri vanno ad Arcore per arrestarlo, trovano ai cancelli la targa Ambasciata Russa e gli agenti dell’ex Kgb a proteggere la nuova residenza del primo ministro della Federazione Russa, Silvidri Berlusconov. Da una Dacia sul Mar Nero il neo premier e il presidente Putin si gustano la scena in diretta streeming, tra grandi risate, da un enorme lettone su cui insegnano il kamasutra a una decina di vergini, tutte pronipoti dell’ultimo Zar.

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Agosto. Dopo aver espulso il 98% dei dissidenti con una serie infinita di ps (puoi sparire) pubblicati in coda ai post del blog, a volte con la variabile “la brum del capo ha un psss nella gomma”, Grillo e Casaleggio tentato di rilanciare il movimento convocando un nuovo “vaffa-day” all’Elba, che l’anziano ex comico tenta di promuovere mediaticamente con una nuova grande impresa: raggiungerà l’isola a nuoto dalla sua villa in Versilia. Ma dopo poche miglia, anche per effetto degli insulti che continua a urlare col megafono ai pesci, viene sopraffatto da un enfisema polmonare e deve rinunciare sia alla traversata sia al “vaffa-day”. Intanto Gianroberto Casaleggio, guru di Grillo e sosia di John Lennon, va a Liverpool per cercare di rilanciare il movimento in chiave anti-Europa con i fan dei Beatles e i giovani rockettari inglesi. Ma viene scambiato per Patty Smith e sonoramente fischiato. Nell’estremo tentativo di rientrare in gioco, i due padri-padroni del M5S indicono le “insultarie” per eleggere i migliori 300 migliori squadristi sul web del movimento contro la vecchia politica italiana. Il d-day delle “insultarie” è fissato il 15 di agosto, con manifestazione alle ore 15 davanti a Palazzo Chigi. Grillo arriva su un gommone trainato da Vito Crimi, uno dei pochi che gli sono rimasti fedeli, gridando al megafono: “Fate schifo, siete circondati, vi manderemo tutti a cagare”. Ma la sede del Governo non è più lì, è a Castel Sant’Angelo, la piazza è desolatamente vuota, i romani tutti al mare e la Rete ha fuso per il gran caldo.

Settembre. Scomparsi i vecchi leader, si apre una pagina completamente nuova per la politica italiana. Nei primi cento giorni il sindaco d’Italia rottama, nell’ordine, il Senato della Repubblica, i cinquecento ex parlamentari di tutti i gruppi che erano amici di D’Alema, della Bindi e della Finocchiaro, i millecinquecento iscritti superstiti del Pd dopo le primarie aperte e, a seguire, lo stesso Partito democratico e vecchie parole della sinistra e del sindacato ormai superate come “crisi”, “disoccupazione”, “povertà”, o come “diritti”, “uguaglianza”, “solidarietà”. Nei secondi cento giorni Renzi rottamerà anche la Camera dei deputati, ormai un inutile orpello visto che il dibattito politico e le leggi si fanno coi tweet. Intanto, per cercare di recuperare il rapporto deteriorato e confermare la piena fiducia a Giorgio Napolitano, come gesto distensivo Renzi regala al Quirinale un set di sedie higt-tech in metallo, molto comode, in sostituzione delle vecchie poltrone di legno che sembrano avere lo stesso problema di quelle che erano a Palazzo Chigi.

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Ottobre. Alla ripresa autunnale la cura Renzi e il suo programma “del fare” producono i primi clamorosi effetti. Sui social network monopolizzati dai post dell’ex rottamatore, nelle 7 principali reti tv vicine al premier oltre che sui due principali quotidiani renziani, Corsera e Repubblica, la “crisi” ha ceduto il passo alla “passione”, al posto dei 3 milioni di senza lavoro ci sono ora 3 milioni di lavoratori “diversamente occupati”, l’esercito dei 10 milioni di persone sospese tra debiti e miseria è miracolosamente diventato “people in stanby”. Positiva la reazione della Borsa: lo spread dei “renzini” sui bund tedeschi scende al minimo storico.

Novembre. Il Capo dello Stato viene ricoverato in ospedale dopo una rovinosa caduta dal suo scranno dello Studio alla Vetrata del Quirinale. Una gamba della nuova poltrona high-tech regalatagli dal premier ha inspiegabilmente ceduto catafottendo Napolitano contro la vetrata. Peraltro, nel tentativo di soccorrerlo, il nuovo Corazziere Uno, di fresca nomina governativa, ha involontariamente colpito il presidente alla nuca con la pesante sciabola d’ordinanza. Prima di essere trasportato all’ospedale, tuttavia, Napolitano ha dato ancora una volta prova del suo spirito di sacrifico verso le istituzioni e il Paese firmando, del tutto volontariamente, la legge di riforma fortemente voluta da Renzi che introduce l’elezione diretta del Capo dello Stato con l’attribuzione del potere assoluto.

Dicembre. Eliminato il Parlamento, convinto Napolitano, senza più il Pd e gli amici di D’Alema, sospesa la democrazia e la Repubblica, Matteo Renzi può finalmente avviarsi a rottamare il Paese, con pieni poteri. Mantenendo gli incarichi di sindaco di Firenze, sindaco d’Italia, sindaco revisore del Pd in liquidazione e presidente dell’Accademia dei Grulli, si candida all’elezione diretta a Capo dello Stato. Le presidenziali si svolgeranno a marzo, alla Leopolda, ma il nuovo sistema elettorale consente già oggi di stabilire che Re Matteo I le ha stravinte col 90% dei consensi. Nel frattempo – in seguito a incomprensibili tumulti di popolo e ai rilevamenti dell’ultimo sovversivo ancora in libertà, Ilvo Diamanti, che descrivono un Paese sempre incontentabile – la sede del Quirinale è stata anch’essa trasferita, per decreto, a Castel Sant’Angelo, assieme al potere temporale della politica italiana. Ma c’è una nuova insidia per Renzi: nel vicino Stato del Vaticano si sta riorganizzando anche la sinistra, che ha finalmente trovato un nuovo leader: Papa Francesco.

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