“Fassina chi?”. Matteo Renzi, a latere della segreteria del Pd a Firenze, ha preso in giro il viceministro dell’economia, che aveva parlato di rimpasto e, come spesso accade, l’aveva buttata sulla battutona. Invece, poco dopo, Fassina per tutta risposta ha consegnato a Palazzo Chigi le sue “irrevocabili” dimissioni.
“Le parole di Renzi su di me confermano la valutazione politica che ho proposto in questi giorni: la delegazione del Pd al governo va resa coerente con il risultato congressuale”. “Non c’è nulla di personale” ha assicurato Fassina all’Ansa precisando però che si tratta di “una questione politica: è un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un’altra posizione”.
Ora secondo Fassina “è responsabilità di Renzi, che ha ricevuto un così largo mandato, proporre uomini e donne sulla sua linea”. Cala il gelo tra Fassina e la segreteria del Pd. “Oggi si è tenuta una segreteria sulle priorità per il Paese: legge elettorale, jobs act. Non c’è davvero motivo di fare polemiche, ma di lavorare, e molto”, scandisce il portavoce della segreteria Dem, Lorenzo Guerini. “Dispiace – aggiunge – che il viceministro Fassina esprima in questo modo il suo disagio riguardo alla sua presenza nel Governo”.
Gianni Cuperlo: “Sono colpito per le dimissioni di Stefano Fassina. E ancor più dispiaciuto per l’episodio che le ha generate. In un partito servono le idee ma, assieme, serve il rispetto per le persone. Tutte, a cominciare da quelle che fanno parte della tua stessa comunità. Oggi la battuta del segretario del nostro partito non è stata una traduzione felice di questo spirito. Mi auguro si tratti di un incidente e nulla più”.
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