«Negli ultimi anni il Partito Democratico ha sacrificato nove leader, tutti caduti per colpa del fuoco amico. Sono sempre gli stessi istinti di cannibalismo di cui non riesce a liberarsi». A parlare è Filippo Andreatta, docente universitario e consigliere di Enrico Letta, che premette: «Io ed Enrico Letta siamo amici, quindi il mio discorso è di parte«. Alla domanda se si aspettasse un cambio della guardia così repentino, risponde: »No, sono sincero».
Riguardo all’ipotesi di tradimento nei confronti di Letta, spiega: «La politica serve a risolvere i problemi. Gli aspetti personali vengono dopo. Certo, la lealtà è importante e alcuni passaggi di questa vicenda mi hanno sorpreso dal punto di vista etico. Mi sarei aspettato una maggiore generosità». All’inizio Andreatta credeva, infatti, che Enrico Letta e Matteo Renzi potessero essere complementari: «Enrico alla guida di un governo istituzionale, con un’agenda chiara e un orizzonte temporale limitato e Renzi con l’obiettivo della vittoria elettorale e un percorso riformatore».
Poi Filippo Andreatta esprime una preoccupazione: «Ho il timore che si sia creato un corto circuito di aspettative». E sottolinea: «Il paradosso è che il dinamismo di Renzi si sposa con la tendenza delle due Camere a vivacchiare». Quanto a Letta, per Andreatta si è confermato «uomo delle istituzioni in un Paese dove ce ne sono pochi».
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