Berlusconi scarica Alfano e sposa Renzi
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Berlusconi scarica Alfano e sposa Renzi

Il nuovo governo non è ancora nato ma la coppia delle larghe intese sembra essere già scoppiata. L'abbraccio del Cavaliere si stringe e il leader Ncd va al contrattacco.

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16 Febbraio 2014 - 13.03


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Le braccia di Silvio Berlusconi si stringono sempre più intorno a Matteo Renzi. Un abbraccio che in alcuni casi, vedi Fini e Alfano, è stato mortale, visto che il primo è stato letteralmente buttato fuori dalla vita politica italiana mentre il secondo si trova, pur carico di entusiasmo, alla guida di un partito le cui prospettive elettorali non sembrano poi così allettanti. E invece lui è sempre là, intramontabile highlander con più condanne alle spalle, a guidare il suo partito (da parlamentare decaduto) al Colle per le consultazioni con Napolitano. In vista di un governo Renzi che al Cavaliere non sembra affatto dispiacere. Alfano, che ben conosce le sue mosse, ha già capito tutto. Ed è già partito al contrattacco: “mai così distanti dalla violenza di Berlusconi”, ha detto stamattina all’assemblea Ncd a Fiumicino. L’uno si allontana, l’altro si avvicina. Pericolosamente.

In questi anni, Berlusconi “si è circondato di troppi inutili idioti” ed è “irriconoscibile per rabbia e rancore” ha detto Alfano, consigliando a Renzi di guardarsi a sinistra e definendo il suo partito “decisivo”: “se diciamo no al governo, questo non nasce”, ha sottolineato Alfano, prendendo poi le distanze da una “immaginifica” reunion con Forza Italia.

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Ma la “simpatia” Renzi-Berlusconi, nata già in tempi non sospetti con cene ad Arcore, si rafforza, certificata in prima battuta dai giornali amici del Cav. Con un Sallusti che, sul “Giornale, scrive che “solo uno sprovveduto può può pensare che Renzi pensi di govenare fino al 2018 ostaggio da una parte di Alfano e dall’altra di una fetta del suo partito che non vede l’ora di restituire pan per focaccia”. Per operare sul campo, è la conclusione di Sallusti, “gli serve alto, voti veri in Parlamento che nessuno dei suoi padrini può dargli. L’amico Berlusconi i voti li ha eccome, e sono certo che in caso di necessità ne farà buon uso”. Sulla stessa linea il collega Giuliano Ferrara che, sul “Foglio, definisce Renzi, “un trentenne che ha esordito con Mike Bongiorno, che è politicamente un self made man, che non ha paura delle giacche di Fonzie, di Briatore e della De Filippi, che ha detto e scritto più volte quanto gli stiano sulle scatole gli atteggiamenti pregiudiziali di chi considera il Cav. un arcinemico, che si sente piuttosto un competitore nel bipolarismo di chi prende i voti avversi alla sinistra che vuole realizzare qualcosa non ancora scritta negli annali del Novecento, con una mentalità decisionista e liberale insieme, aperta alla cultura del mercato e rispettosa del mondo del lavoro, dei giovani e delle idee non conformiste”.

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Dunque, tutti i fronti sono aperti. Compreso quello di una Forza Italia non all’opposizione, bensì alleata (o quasi) di governo. Lo certifica anche il fedele Sandro Bondi, intramontabile berlusconiano, affermando al Corriere della Sera che “con Renzi è giunto il momento di un confronto reale. Renzi è innegabilmente un fenomeno nuovo, un uomo che sembra voler puntare dritto ai risultati”. Tanto che l’ex ministro ha annunciato che “Forza Italia ha la straordinaria occasione di condurre un’opposizione intelligente: decisa e severa quando serve, ma anche collaborativa se sarà possibile agire per il bene degli italiani”.

Insomma, il sindaco di Firenze piace da quelle parti, tanto che anche la moglie di Bondi, Manuela Repetti, pure lei in Fi, ha voluto sottolineare che “Renzi ha il merito, a nostro parere, di aver finalmente riconosciuto la leadership di Berlusconi” e di essersi dimostrato un liberale. Esclusa a quanto pare l’astensione su una eventuale fiducia al nuovo governo, la Repetti ha continuato spiegando che “alla fine deciderà, come sempre, il Presidente Berlusconi, che nutre per Renzi una grande, sincera simpatia”. Attenzione, caro segretario Pd, che l’abbraccio del Cavaliere è sempre più stretto mentre gli alfaniani sono in fuga, le larghe intese rischiano di scoppiare. Lo sottolinea anche il giurista Stefano Rodotà, che in una intervista all’Unità ha evidenziato: “Renzi aveva promesso: mai più larghe intese. Ora indica il 2018 come scadenza. Più che una scommessa è un azzardo. Mi chiedo come farà visto che la distanza teorica tra Pd e Ncd è enorme su un’infinità di temi”.

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